Non ci sono solo i 29 gol di Higuain e la corsa per lo scudetto. Ma gli azzurri hanno anche un altro record: solo 4 infortuni in 30 partite. Chi sta peggio in serie A? La Juventus. Il capo dello staff medico Alfonso De Nicola: "Alla base di tutto lo studio del dna dei calciatori"
Zero lesioni muscolari, appena 4 infortuni. Non ci sono solo i 29 gol di Gonzalo Higuain tra i record stagionali del Napoli. Esistono altri numeri formidabili messi insieme dagli azzurri. E sono cifre propedeutiche alle vittorie. Nessun problema muscolare per i giocatori in rosa, un piccolo risentimento per Strinic ai tempi del ritiro estivo, un’infiammazione per Dries Mertens durante il ritiro con la Nazionale belga, due altri acciacchi di poco conto. Totale: 4 infortuni dopo 30 partite di campionato. La squadra che ne ha subiti di meno dopo il Napoli è l’Empoli, nove. Poi ci sono 8 squadre tra gli undici dell’Inter e i 19 dell’Udinese. Tra i 20 e i 30 tutte le altre. Ultima, la Juventus che è dovuta ricorrere all’infermeria 31 volte. Impossibile leggere i dati e non pensare a quanto possano pesare nel rush finale per lo scudetto alla luce della situazione diametralmente opposta per gli uomini di Sarri e di Allegri: finora, secondo i dati presentati dallo staff medico del Napoli durante un convegno all’Università Federico II, il primo ha avuto 0,31 indisponibili a partita contro i 2,21 dell’allenatore bianconero.
“Lo studio del dna per affinare il metodo”
Parola d’ordine: prevenire. Ecco come
Il “metodo Napoli” affonda le radici attorno a tre nomi. Oltre a De Nicola, un ruolo fondamentale è svolto da Enrico D’Andrea, fisiatra specializzato in terapie manuali, e al nutrizionista Raffaele Canonico. Con loro lavora un gruppo di specialisti in terapie posturali, mobilizzazioni articolari e recupero sul campo. Una vera e propria squadra, selezionata accuratamente nel tempo, che ha un obbiettivo: “Cerchiamo, quando possibile, di vedere le cose prima che si manifestino, prevenendo in maniera scientifica. Abbiamo impostato un lavoro meticoloso grazie alla fiducia accordataci da De Laurentiis e alla collaborazione con l’Università di Napoli”, spiega De Nicola.
Un metodo che quest’anno sta raggiungendo il suo massimo risultato perché il preparatore atletico portato sotto il Vesuvio da Maurizio Sarri condivide in pieno la filosofia dello staff medico e i giocatori sono sempre più convinti che il metodo funzioni. “Ci raccontano tutto, fino al più piccolo problemino apparentemente insignificante. Faccio un esempio: se qualcuno ha un fastidio al polpaccio, questo può portare a una lesione più importante alla coscia. Ed è lì che noi agiamo. Conosciamo gli atleti alla perfezione e al minimo sintomo scatta la prevenzione”. Incentrata prevalentemente sul metodo posturale, che richiede anche l’impegno degli stessi giocatori. Prima e dopo gli allenamenti tutti si affidano alle mani esperte dei medici, selezionati in dieci anni: “C’è una preparazione all’allenamento e uno scarico dopo il lavoro sul campo che impiega i ragazzi anche per tre ore. Quando arrivo a Castelvolturno, novanta minuti prima della sessione sull’erba, sono contento di trovare già dieci, quindici giocatori – continua De Nicola – Hanno capito che facendo una corretta preparazione si prevengono gli infortuni”.
Cibo, psicologici e studio dei dati
C’è poi l’aspetto alimentare e il lavoro sulla testa. Da una parte, De Nicola crede che “il calciatore sia ormai un soggetto pensante, capace di comprendere l’importanza di gestire al meglio la propria azienda, rappresentata dal suo organismo”. Dall’altra c’è uno staff di psicologici accanto agli atleti perché alcuni ingigantiscono i problemi, a causa di tensioni interne, altri li minimizzano: “Si tratta di due comportamenti sbagliati. Il nostro compito è educarli a uno stile di vita corretto e ad affrontare i problemi extracalcistici. A fine stagione tiriamo una linea e vediamo dove siamo arrivati. Se facciamo un certo tipo di terapia, dopo quanto tempo si recupera? – conclude il capo dei medici del Napoli – Quanti infortuni abbiamo schivato? Tiriamo fuori i numeri e i numeri sono certezze”. Ora l’aggiunta della mappatura dei geni: “Un lavoro che stiamo per concludere e che ci permetterà di aggiungere un altro tassello: conoscere alla perfezione la macchina-atleta e, incrociando i dati con altre discipline potremo capire fino in fondo come un gesto tecnico alza il rischio di determinati problemi fisici”.