Per la prima volta nella storia la corte dell’Aja ha riconosciuto lo stupro di massa come arma di guerra. La Corte penale internazionale (Cpi) ha infatti condannato il 21 marzo scorso l’ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003. E’ la prima volta che la Cpi condanna un imputato per il ruolo avuto in quanto comandante militare di un esercito. Ed è anche la prima volta che la Corte focalizza una sentenza sugli stupri di massa usati come arma di guerra in un conflitto.

Bemba, 53 anni, è la personalità di maggior prestigio finora condannato dalla Corte dell’Aja. Le milizie agli ordini di Bemba appartenevano al Movimento per la liberazione del Congo e furono inviate in Congo a sostegno del presidente Ange-Feliz Patasse, attaccato dai ribelli di Francois Bozize. Che peraltro riuscirono a rovesciare Patasse.

“Si tratta di una decisione storica”, ha commentato la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli (Pd), “con cui la Corte penale internazionale lancia un messaggio importante, che sollecita tutta la comunità internazionale e ogni singolo Stato affinché ci sia un impegno deciso contro le violenze sessuali. Mi auguro che questa nuova decisione sia un monito per tutti gli Stati ad agire ancora più concretamente contro questi crimini, che colpiscono principalmente donne e bambine e vengono perpetrati per seminare il terrore tra la popolazione civile in zone di guerra, disgregare famiglie, distruggere comunità, nonché, in alcuni casi, modificarne la composizione etnica”.

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