Con lo sguardo divertito di chi capisce sia il francese che l’italiano – a cui dunque non si può farla franca – Vincent Cassel si è presentato a Roma in perfetta forma. Splendido 49enne, l’ex signor Monica Bellucci si dice “costante preda di adolescenti affamate di uomo maturo”. Non è un caso che regista Jean-François Richet l’abbia scelto nel film Un momento di follia, libero remake dell’omonimo Un moment d’égaremant (1977) di Claude Berri.
La commedia, che lo vede protagonista con François Cluzet, ha già sbancato in Francia ed esce questo giovedì anche in Italia, in 250 sale. Se all’epoca fece scandalo, oggi la storia della doppia coppia di padri/migliori amici con le rispettive figlie teenager in vacanza in Corsica dove avviene “il misfatto”, non fa certo scalpore. Cassel vi interpreta Laurent, un genitore assai cool che fa perdere la testa a Louna, novella Lolita.
Cassel, le capita dunque spesso di far innamorare delle adolescenti?
(Ride) Sono circondato da ragazzine che cercano di sedurmi! Scherzi a parte, non mi sembra poi così scandaloso che uomini di 45 anni – come nel caso del mio personaggio – vadano con le più giovani. Ora, nel film Louna ha 17 anni, è vero che non è maggiorenne ma è consenziente e in Francia la minor età per non essere incriminati di pedofilia è di 15 anni. Il punto del film semmai è un altro.
Quale?
Il tradimento dell’amicizia. Laurent e Antoine (Cluzet, ndr) sono migliori amici come le loro figlie. Louna seduce Laurent, lui cerca di resistere ma l’alcol e la notte stellata glielo impediscono. Sa di non aver “violato” la ragazza né la legge ma si sente mortalmente colpevole verso il proprio amico e la propria figlia.
Quindi lo giudica più per il tradimento dell’amicizia che non per esser stato con una 17enne?
Io non giudico nessuno, o quasi. Il mio personaggio non è un uomo cattivo, semmai è un vigliacco. Alla fine però trova la forza e il coraggio di confrontarsi con il suo amico e con sua figlia.
Come si comporterebbe nella vita reale in una simile circostanza?
Con una ragazza di questo tipo penso reagirei esattamente come il mio personaggio: io la figlia di un amico neppure la vedo come donna, almeno ci provo..
Che tipo di padre è o pensa di essere?
Come padre assomiglio parecchio a Laurent, sono aperto e sono un papà-mamma, nel senso che subisco la femminilizzazione dell’uomo che a mio parere ha dei lati interessanti, tra i quali la vicinanza con i propri figli che i papà all’antica non avevano. Spero che le mie figlie mi conosceranno meglio di quanto io non abbia conosciuto mio padre. Oggi ci sono donne con le palle e uomini con le regole: buffo no?
Ma che effetto le farebbe se una delle sue figlie, una volta adolescente, andasse con un 50enne?
Sinceramente non lo so, bisogna starci nelle situazioni per decidere. Proviamo a osservare la cosa da un altro punto di vista: un uomo di 50 anni può fare un bimbo con una 18enne, c’è qui un futuro fisiologico che però è impossibile al contrario. Per questo si parla più di uomini maturi con ragazzine che non di donne mature con ragazzi, però anche questa seconda opzione è sempre più frequentata. L’importante è – a mio avviso – togliere i moralismi da queste realtà, che sono umanissime e vanno considerate caso a caso.
Come si è trovato a lavorare con l’esordiente 18enne Lola Le Lann che interpreta Louna?
Perfettamente. Lavorare con attori giovani ma soprattutto inesperti è molto più interessante che accompagnarsi ai grandi divi… pieni di “cazzate” nella testa! Continuo a pensare che per essere dei bravi attori bisogna essere un po’ pazzi, mantenere cioè quell’innocenza, quell’ingenuo stupore e quel magnifico senso del divertimento che fortunatamente i giovani si portano ancora da corredo sui set. Il mio consiglio a chi vuol diventare attore è “relax, divertiti e non pensare che stai lavorando”.
Parole preziose da un professionista che ormai non ha più confini né territoriali né linguistici. Come si definisce?
Sono un po’ brasiliano per poesia (ha appena finito due film in Brasile, ndr), italiano per adozione (grazie al matrimonio con Monica Bellucci del quale non ama parlare, ndr) e molto, anzi “moltissimo” parigino.
A proposito di Parigi, come sta vivendo questo periodo difficile per la sua città e per l’Europa intera?
La vita supera tutto, e questo nonostante tutto. Io sono fiero di essere un francese di Parigi anche perché è la città che contiene la zona più meltin’ pot di tutto il mondo, almeno fino a un ventennio fa. Io sono figlio di quell’epoca e sono cresciuto da quel contesto. Per recuperare la nostra identità che si è un po’ persa, noi francesi dovremmo tornare a queste basi, e soprattutto alla laicità dello Stato. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo decapitato un re, cioè abbiamo ucciso nostro padre.
Il concetto di paternità torna anche qui. E se lo spostassimo sul cinema francese, chi è per lei l’attore padre del vostro cinema e dal quale lei magari ha tratto ispirazione?
Non ho mai avuto attori come modelli.. solo mio padre! (ride) Tuttavia se devo trovare una figura paterna tra gli interpreti miei connazionali non ho dubbi nell’individuarla in Gérard Depardieu per un semplicissimo motivo: lui è ancora libero, un pazzo scatenato che gode della sua arte e della sua libertà. Per questo lo ammiro.
Dove la vedremo prossimamente?
Mille film, per fortuna. Dal nuovo Jason Bourne di Greengrass a due film brasiliani, dal nuovo lavoro del giovane talento canadese Xavier Dolan a un biopic su Paul Gauguin che girerò a Tahiti.
E le serie tv, non le interessano?
Continuo a preferire il cinema, nonostante le numerose proposte. Sarà per quel senso di libertà che la brevità del cinema ancora riesce a offrire: mi piace cambiare sempre, e quando fai un film dopo le riprese puoi scappare e non essere imprigionato nella serialità. E poi continuo ad adorare il grande schermo, alla faccia di chi è smartphone-dipendente!