“L’unica soluzione compatibile con una opera già esistente” affermano i tecnici, i quali aggiungono che altre “avrebbero addirittura peggiorato la situazione… Dunque non restava che innestarsi sul vano già esistente”. Siamo a Latiano, città del brindisino, che tra i monumenti e luoghi di maggior interesse ha diverse chiese, di varie età, oltre alla Torre cinquecentesca del Solise. Ma è indubitabile che il simbolo del Comune sia il Palazzo Imperiali di Piazza Umberto I. Ed è lì che è stata realizzata “l’unica soluzione” della quale parlano i tecnici. Quale? Un vano ascensore alto 18 metri e rivestito di tufo bianco, sul retro della struttura, probabilmente del XII secolo. Un vano ascensore, “cresciuto in altezza”.
Realizzato nel 2004 dopo un restauro, con l’autorizzazione della Soprintendenza ai Beni architettonici di Lecce, per consentire l’accesso anche ai disabili al piano superiore. Nel 2014 rialzato con il parere favorevole della Soprintendenza per i Beni storici di Lecce. Bisognava raggiungere il piano-mansarda, ricavato realizzando finalmente una copertura adeguata al di sopra di un ambiente del Settecento mai completato. Lavori più che necessari. Le preoccupanti infiltrazioni d’acqua costituivano un pericolo per il patrimonio artistico presente nel Palazzo. Non solo le tele di Girolamo Cenatiempo, ma anche gli affreschi di Agesilao Flora sulla volta della sala principale. Et voilà! Così, interventi completati.
Con un’opera che, come mostrano le immagini pubblicate sul Corriere del Mezzogiorno, sembra contrastare non poco con la struttura storica. I tecnici hanno provato a giustificarsi. A detta loro con una somma di poco superiore ai 53mila euro “bisognava consentire ai cittadini di raggiungere ed utilizzare il secondo piano al di sopra della Sala Flora (restaurata)”. Ma le perplessità rimangono. Anche perché una scala, anche se evidentemente non a norma, c’era già all’interno del palazzo. Quindi almeno il primo piano poteva essere raggiunto, evitando così di realizzare il vano ascensore. Servizio che peraltro continua a rimanere inservibile. Che dire poi dell’aggiunta, resa indispensabile del nuovo ambiente-mansarda? Progettata nonostante fosse impossibile arrivarci se non con l’ascensore. Quindi non solo un’opera architettonicamente discutibile ma anche dalla funzione incerta.
È così che quegli interventi i quali avrebbero potuto restituire ad una più agevole fruizione uno dei monumenti identificativi della città, si sono tramutati in un flop. In un’occasione mancata. Sfortunatamente neppure l’unica. Alla Torre del Solise accade lo stesso, dal 2009. Anche lì un ascensore esterno. Anche lì, inservibile. Non rimane che sperare che a Latiano smettano di realizzare ascensori “posticci” e inutili.