Attenzione, questo post contiene alcuni spoiler sulla quarta stagione di House of cards. Il post analizza la serie dal punto di vista della comunicazione politica in campagna elettorale, ma dà inevitabilmente alcune informazioni sulla trama.

House of cards è la serie tv più influente nella politica. Il protagonista Frank Underwood interviene nella campagna elettorale in corso negli Stati Uniti e il nostro premier Matteo Renzi è un suo fan, così come Obama e Bill Clinton.

Perché questo appeal sui potenti? Perché è realistico. Per usare le parole che Bill Clinton ha detto all’attore protagonista Kevin Spacey:

«Kevin, il 99 per cento di quel che fai nella serie succede davvero. L’un per cento sbagliato è che non potresti mai far passare una legge sull’istruzione così velocemente».

E come vedremo in questo post lo è anche dal punto di vista delle campagne elettorali.

Vediamo dunque 5 lezioni di comunicazione politica che possiamo imparare dalla campaga elettorale per la presidenza degli Stati Uniti d’America in corso nella quarta stagione di House of Cards.

1. Il Negative campaigning vale mezza campagna o anche più

Il negative campaigning è la parte di campagna elettorale dedicata a screditare gli avversari. Anziché parlare delle proprie proposte, si cerca di tratte vantaggio dall’attaccare gli avversari politici sulle loro idee, azioni passate e presenti, fino ad arrivare alla vita privata.

In Italia nella battaglia tra Pd e M5s il negative campaigning è molto presente e negli Stati Uniti è cresciuto costantemente negli anni, partendo dal 30% di spazio nel totale della campagna elettorale fino ad arrivare al 70% circa nel 2012. In questa sfida elettorale con Donald Trump al centro dell’attenzione possiamo dire che la campagna è quasi totalmente negativa, con attacchi da e verso il milionario repubblicano (basti pensare che il post più condiviso nella storia di Facebook è un attacco a Trump).

WesleyanMediaProject
Fonte: The Wesleyan Media Project

In House of cards Frank viene colpito dalla fuoriuscita ben pagata di una foto imbarazzante relativa al padre e poi da articoli e conferenze che ne rivelano azioni deprolevoli. Il repubblicano viene invece accusato di spiare i propri elettori attraverso un motore di ricerca su cui torneremo dopo. Anche fra i candidati in lista c’è una guerra di dossier personali. Questo tipo di attacchi sono fondamentali in campagna elettorale e un attacco ben assestato può far vincere o perdere un’elezione. Illudersi di poter essere superiori o diplomatici in campagna elettorale è un errore tipico dei dilettanti.

2. Esibire la propria famiglia genera consensi

Tabù in Italia, l’esposizione mediatica della famiglia è centrale nel racconto dei candidati in America. Jackie Kennedy ha contribuito alla fortuna di John, i figli esibiti negli spot hanno ribaltato l’esito delle elezioni del candidato sindaco di New York Bill De Blasio e gli scandali che travolgono la vita di coppia mettono a duro rischio la poltrona. Almeno negli Usa.

In House of cards il candidato repubblicano punta quasi tutto sull’immagine della propria famiglia perfetta. Una moglie bellissima e due figli piccoli simpaticissimi vengono ostentanti nei video, nelle foto, agli eventi e al fianco del palco durante i discorsi. Al contrario, gli Underwood non hanno figli e circolano voci sulla loro crisi di coppia. Questo li preoccupa e alimenta il loro odio verso gli avversari.

3. Uso dei big data in campagna elettorale

Col termine Big data definiamo una raccolta di dati vastissima sulle abitudini, le ricerche online, gli acquisti, le opinioni, gli spostamenti e tutte le informazioni che è possibile raccogliere attraverso Internet e strumenti altamente tecnologici.

Anche nella campagna elettorale di House of cards il presidente Underwood e il suo avversario repubblicano Will Conway fanno uso di big data. Frank attraverso un data scientist, Aidan MacAllan. Il protagonista, essendo cattivo e spietato, considera pure di sfruttare il suo vantaggio di essere il Presidente in carica sfruttando le informazione che la NSA raccoglie. Il suo avversario invece si serve di un motore di ricerca concorrente di Google, che si chiama Pollyhop. Conway, aiutato dal proprietario del sito, ha accesso a tutti i dati relativi alle ricerche, interessi e geolocalizzazione degli utenti.

In questo modo i due contendenti alla Casa Bianca hanno il polso dell’umore della popolazione e possono scegliere le parole chiave giuste da usare nei loro interventi, le posizioni da prendere, le mosse da fare.

Come più o meno tutto il resto in House of cards, anche questa non è fantasia. I governi sanno tutto di noi e nelle campagne elettorali, se si hanno budget stellari a disposizione, ci si può avvalere di società di big data per prendere le decisioni giuste. Obama ne ha fatto grande uso in campagna elettorale.

4. Servirsi della paura

Abbiamo già parlato del ruolo della paura nelle campagne elettorali, in merito a Beppe Grillo e il M5s e riguardo Salvini. Sentimento primario, la paura ci stimola all’azione fin dagli albori della Storia. Azioni che servono a tenerci lontani dal pericolo e a salvaguardare la specie, come la fuga, la difesa, o l’attacco, cioè la guerra.

In tutte le campagne elettorali la paura ha un ruolo fondamentale. Gli elettori spesso vanno a votare il candidato di destra perché hanno paura dei ladri in casa, dei terroristi, degli immigrati o di razze specifiche. Il candidato di quella parte promette misure di controllo più stringenti, bombe sui terroristi, chiusura delle frontiere oppure innalzamento di muri, fino allo sterminio di popoli, intercettando i bisogni di quella fetta di elettorato impaurita. I politici di questo genere quindi soffiano sul fuoco della paura, amplificandola, per poi proporre soluzioni drastiche e rassicuranti.

I candidati di sinistra di solito usano invece la paura che si può provare nei confronti del candidato avversario. Fomentano la paura nei confronti di Trump, Le Pen, Salvini e simili solitamente paragonandoli a dittatori del passato.

Il repubblicano Conway nella serie incentra la campagna sul pericolo dei terroristi islamici; il presidente Underwook colpito da uno scandalo sollevato da un giornale, capisce con la moglie Claire che non serve più cercare di conquistare il cuore della gente, ma bisogna attaccarlo, lavorando sulla paura. Così, per coprire l’eco delle notizie scomode che lo riguardano, Frank sfrutta il rapimento di una famiglia americana da parte dei terroristi e manda il suo Paese in guerra con un discorso alla nazione durissimo.

5. L’importanza di avere un buono speechwriter

Sì, è vero, sono uno speechwriter e quindi è naturale che parli bene della mia categoria. Ma il ruolo dello speechwriter di Claire è oggettivamente importante. Anzi, è la svolta. Uno speechwriter è un professionista della comunicazione addetto a scrivere i discorsi che i politici pronunceranno in pubblico.

Abile scrittore, capace di leggere l’anima degli Underwood come solo la guardiua del corpo Meechum ha saputo fare (con la differenza che lui sa pure scriverla), Tom Yates viene assunto dagli Underwood per scrivere i loro discorsi nel momento più difficile della campagna. Grazie ai suoi testi la coppia riesce a tenere testa all’avversario che gode di grande gradimento, riesce a procurare una candidatura alla vicepresidneza per Claire e ad affrontare con più sicurezza gli eventi rischiosi sapendo di avere i testi adatti per raccontarli nel verso più conveniente.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Fatto da Voi, le testimonianze dei nostri lettori a Bruxelles

next
Articolo Successivo

Stampa ‘appecoronata’? Il presidente dell’Ansa ha ragione ma i mali sono antichi

next