Mafie

Baby camorristi, chiesti ergastoli e condanne per 556 anni di carcere. E’ GiustiziaNapoli

E’ Giustizianapoli. Uno tsunami, in termini di condanne e anni di carcere, si abbatterà sui vicoli del centro storico di Napoli. Si tratta di una tagliola che avrà indubbi contraccolpi sulle nuove e spregiudicate bande di camorra che hanno insanguinato i quartieri e rioni partenopei. E’ il modello Giustizianapoli che per competenza investigativa, approfondimento, efficacia, raccolta di prove e velocità dei processi, si attesta come eccellenza del nostro paese.

Proprio da Napoli, città martoriata dalle improvvise e sanguinarie fiammate di violenza e crudeltà, giunge un risultato significativo e inequivocabile di contrasto e lotta alla criminalità organizzata. A poco meno da un anno dall’inchiesta “Paranza dei bimbiculminata con il blitz del 9 giugno scorso dove finirono dietro le sbarre 60 baby camorristi: da una parte il gruppo criminale che aveva fatto cartello attorno ai Giuliano, ai Sibillo, ai Brunetti, agli Amirante e dall’altra i fedelissimi dei Mazzarella con i quali i baby boss avevano avviato una controffensiva per “liberare” il rione Forcella e riportarlo agli antichi splendori criminali dei nonni e padri. Nell’aula bunker del carcere di Poggioreale il pm Henry John Woodcock e Francesco De Falco del pool anticamorra coordinati dagli aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli hanno chiesto due ergastoli e 49 condanne per un totale di 556 anni di carcere. La sentenza è prevista a inizio giugno.

A un anno preciso da quel blitz il rione Forcella e parte dei rioni San Gaetano e Sanità hanno l’occasione di essere liberati dalla pressione criminale che da almeno tre generazioni per diritto di discendenza camorristica si rigenera. Questo durissimo colpo dello Stato inferto nella carne viva del territorio e del complesso tessuto sociale che lo cinge potrebbe schiudere orizzonti di ritrovata speranza di cambiamento. La Cornelia di camorra, Carmela De Rosa, accusata di essere la cassiera della “Paranza dei bimbi”, ed i suoi amati Gracchi cresciuti pane e camorra: Salvatore, 31 anni, Antonio, 28, Guglielmo, 25 e Luigi junior, 21 potrebbero restare per molti anni in carcere. Tralasciando il primo genito che sconta una condanna a 20 anni per l’omicidio di Annalisa Durante appena 14 anni, vittima innocente, uccisa a Forcella, il 27 marzo del 2004 nel corso di una sparatoria, ci sono loro i suoi fratelli con la loro mamma che potrebbero restare per un bel pezzo dietro le sbarre.

Le pene richieste dal pool di magistrati anticamorra oscillano tra i 20 e i 14 anni di carcere mentre per Cornelia è stata chiesta una condanna a 6 anni e otto mesi. Il loro è stato un tentativo di ricostituire un clan familiare per dettare di nuovo legge nel ventre della città. Carmela De Rosa, 51 anni, moglie del pluripregiudicato Luigi Giuliano, cugino omonimo e sfigato dell’ex padrino Lovigino ora collaboratore di giustizia per i giudici rappresenta colei che più di altri voleva lo status camorrista. Nelle 1672 pagine dell’inchiesta – Paranza dei bambini – oltre a ricostruire omicidi, agguati, ferimenti, attività di spaccio e rapporti di forza tra i gruppi criminali viene fuori uno spaccato di un certo anacronistico familismo amorale di stampo matriarcale che mette i brividi e sorprende anche gli studiosi più attenti.

A svelare la fitta trama di potere, degrado e psichiatria criminale è una delle cimici spia degli investigatori piazzata proprio nell’abitazione senza diritto di Cornelia nel cuore di Forcella. Quell’appartamento, diventerà il quartier generale dove si riunirà il direttorio della nascente e inedita alleanza di camorra composta dai gruppi Sibillo, Brunetti, Amirante, e per l’appunto un pezzo della storica famiglia-clan Giuliano. L’orecchio lungo degli investigatori ascolterà per molti mesi la “normale” quotidianità di una famiglia che sembra parte della trama del film “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino.

Giustizianapoli è un modello che fa ben sperare. I nodi sono venuti al pettine: i boss scissionisti sepolti dagli ergastoli onostante artificiose dissociazioni, killer inchiodati alle loro responsabilità, la cosca dei Polverino azzerata, l’ala militare dei Casalesi cancellata e assicurata alle patrie galere, narcos assicurati alla giustizia. Davvero Napoli reagisce contro la camorra e lo fa anche in termini di denunce e costituzione di parti civili in tribunale nel corso dei processi. E’ un bel sperare. La strada è lunga ma la luce comincia a vedersi.