I piedi scalzi e nodosi del ‘Grande Anziano’ incedono sicuri sotto due grandi ali bianche che sembrano pronte ad alzarsi in volo. E’ Lindsay Kemp, un mito di 80 anni, maestro tra l’altro di David Bowie, che tra il colonnato di Piazza Plebiscito ha mimato l’apparizione dell’Angelo. Performance straordinaria che fa parte delle “Fantastiche liturgie della Settimana Santa“, ideatore Massimo Fargnoli. Per ricordarci che Napoli, tutta, è un teatro a cielo aperto.
“…Entri e sieda con noi, ascolti, beva, canti e faccia Pasqua”. Con queste parole toccanti prese in prestito dalla scrittore Primo Levi, il notaio partenopeo d’intelletto-chic, Sergio Cappelli, ha accolto gli amici per la vernice della galleria di Maurizio Siniscalco (uno del giro già ai tempi di Andy Warhol ai tempi della mostra napoletana “Terrae Motus” ). Una pioggia di ovetti cadevano dal soffitto a volta, altre invece di “haute chocolaterie” (così era scritto sulla scatola nera rigida di tessuto che quando si apriva sembrava ti mostrassero un gioiello), venivano da Parigi ed erano lucenti come fossero di porcellana. Alle pareti esposti click d’autore dell’artista brasiliano Salvino Campos, luci e ombra dell’umana “Redemption” (traduci la Redenzione e, in tema pasquale, l’attinenza c’è tutta).
Struscio nel retrobottega fra busti di San Gennaro, statue votive e cornici barocche mentre sul centro tavolo specchiato stile Primo Impero del “bronziere” Thomire, incorniciato da ramoscelli d’olivo, “fioriva” un grande fascio di fiori di pesco. Sold out tutti le uova di marzapane date in offerta alle signore in cambio di obolo per la ricerca sull’Airc. E brindisi finale alla Pace. “…In cosa, ditemi, differisce questa pasqua dalle altre Pasque? Accendi il lume, spalanca la porta che il pellegrino possa entrare”, recitano ancora i versi di Primo Levi.
E mi scrive Carla Milesi di Gresy, scultrice ma sopratutto donna di tendenza, fondatrice nel ’87 di Concreta, laboratorio di ricerca dove collaboravano creativi di fama mondiale come Starck, Arad, Mendini, Sottsass, Citterio. Questo il nucleo del suo messaggio: “Cara Janu, ricordi il film di Fassbinder La paura mangia l’anima?”. Raccontava di una relazione osteggiata e controversa tra una donna tedesca e un turco. In questi anni di grandi flussi l’estraneo è diventato il vicino portatore di potere di morte. Per questo c’e una grande diffidenza verso i profughi, perché musulmani, perché diversi. L’ho notata anche in amici colti ed evoluti. Io penso che i musulmani moderati siano i soli che ci possano aiutare a ‘combattere’ gli estremisti. L’importante è comunicare con loro e conoscere la loro cultura non accontentandosi solo di ‘flirtare’ con i loro costumi più superficiali, kebab, cous cous e suoni mediorientali. Possono anche loro insegnare qualcosa al nostro vivere barricato in abitudini spesso decadenti”. Mi informa Carla (e io non lo sapevo) che in Italia c’è un’associazione di italiani convertiti all’islam impegnati su doppio fronte: anche su quello di frenare i fenomeni di radicalizzazione. “Condividendo i saperi si argina la violenza che riconosce bene le sue vittime”, continua Carla.
Nel suo piccolo Carla ha superato la paura del “diverso” e da parecchi mesi collabora con un musulmano, gli ha dato un tetto e uno stipendio. “Perché mi sono fidata dei suoi occhi buoni e del suo modo paziente di affrontare la vita. Mi aiuta e io sono contenta di aver aiutato lui. A mio modo non ho permesso che la paura mi mangiasse l’anima e sono orgogliosa di aggiungere un tassello, un mattoncino al ponte della comprensione tra le due culture, se vogliamo, tra vittime e carnefici”.
@januariapiromal