Le osservazioni e i suggerimenti dell'organo di revisione del Comune di Roma al bilancio di previsione 2016-2018 del commissario straordinario della Capitale. E l'eventuale decisione amara sulle imposte toccherebbe al nuovo sindaco
Il Commissario straordinario di Roma, Francesco Paolo Tronca, ha passato l’esame dei revisori sul bilancio di previsione 2016-2018. Ma non è tutto oro quel che luccica. Se, da un lato, infatti, il Campidoglio promette di aumentare gli investimenti senza alzare le tasse, dall’altro l’Organo di revisione del comune fa una serie di “osservazioni e suggerimenti” che evidenziano tutta la fragilità delle promesse. Dopo aver passato in rassegna i rischi di contenzioso in capo all’amministrazione capitolina, infatti, suggerisce di aumentare il fondo per le passività potenziali. Il motivo? I tre esperti contabili temono che in futuro emergano spese non preventivate e che le entrate risultino insufficienti a garantire i delicati equilibri di bilancio. “Il collegio dei revisori (…) ritiene necessario un incremento nell’arco del triennio degli stanziamenti relativi al fondo passività potenziali”, si legge nel parere sul bilancio di previsione 2016-2018. Anche perché sulle casse dell’ente pesano “già notevoli oneri derivanti dai debiti fuori bilancio, dalla gestione del contenzioso in essere, delle eventuali passività derivanti dalla gestione delle partecipate, delle passività potenziali derivanti dalla realizzazione della linea metropolitana C e dall’ammodernamento delle esistenti”, oltre che da una serie di altri contenziosi legati ai contratti di lavoro.
Detta in altri termini, sulla carta i conti tornano. In teoria il commissario ha in mano i numeri per aumentare gli investimenti (875 milioni) promettendo di mantenere invariati nel 2016 Imu, Tasi e tassa sui rifiuti. Complici anche una sforbiciata alle spese e i risparmi sulle bollette. All’atto pratico, però, è necessario che si verifichino concretamente le entrate stimate nel bilancio previsionale. Il tema non è da poco come testimonia la preoccupazione dei revisori che propongono “cadenze trimestrali, per la verifica delle entrate per recupero di evasione tributaria, Imu, Tasi, Tari, trasferimenti di enti o privati, contributo per il rilascio permesso di costruzione, sanzioni per contravvenzioni al codice della strada, dividendi da partecipate”.
Proprio le controllate del Campidoglio, tra l’altro, rappresentano il punto dolente del bilancio della capitale. Per i revisori c’è infatti la “necessità urgente di razionalizzare il perimetro delle partecipate di Roma Capitale” che non ha completa visibilità sullo stato di salute di tutte le sue società. “Si evidenzia per quanto riguarda la società Farmacap che, sulla base dei dati a disposizione dell’amministrazione di Roma Capitale, ancorché non siano stati ancora formalmente approvati i bilanci 2013, 2014 e 2015 da parte dell’Assemblea Capitolina, emergono considerevoli perdite di gestione già nel 2011”, si legge nella nota. La situazione è preoccupante tanto più che come risulta dal bilancio previsionale non sono ancora disponibili i rendiconti 2014 delle controllate Centro Ingrosso Fiori in liquidazione, Servizi Azionista Roma in liquidazione, Roma Patrimonio in liquidazione e ATLazio in liquidazione. E non sono stati ancora approvati i rendiconti 2014 dell’azienda speciale Farmacap e dell’azienda comunale Centrale del Latte di Roma in liquidazione.
Nonostante il clima di incertezza sul tema partecipate, il Campidoglio però ha deciso di liberare 700mila euro tagliando la disponibilità del fondo rischi passività derivanti dalle partecipate. Forse perché ritiene di poter “compensare” le performance negative di alcune piccole società con gli utili delle controllate sane. Tronca conta infatti di intascare profitti da Acea, Aeroporti di Roma, Centrale del latte, Acea Ato2 e Assicurazioni di Roma per un totale di 64,7 milioni di cui ben 55 provenienti dalla multiutility capitolina. Ma se alla fine, fra entrate mancate e buchi delle partecipate, i conti non dovessero tornare? “In sede di salvaguardia degli equilibri sarà possibile modificare le tariffe e le aliquote dei tributi di propria competenza”, spiegano i revisori. In altre parole, sarà sempre possibile aumentare le tasse. Una decisione impopolare che non spetterà al commissario, ma, con ogni probabilità, al nuovo sindaco di Roma.