Dopo una gestazione durata nove mesi, l’Automobile Club Italiano (Aci) ha il nuovo segretario generale. E’ Francesco Tufarelli, 50 anni, dirigente di seconda fascia con incarico di prima fascia della Presidenza del Consiglio, dipartimento per gli affari regionali, l’autonomia e lo sport. Prende il posto di Ascanio Rozera, giubilato in malo modo in piena estate di un anno fa perché entrato in rotta di collisione per motivi mai chiariti con il presidente, Angelo Sticchi Damiani, con cui aveva lavorato a lungo in perfetto affiatamento. Tufarelli rompe una tradizione consolidata in Aci, in base alla quale la poltrona di segretario generale, considerata strategica per il funzionamento dell’associazione, era riservata a un dirigente interno scelto con cura tra quelli ritenuti più meritevoli. Era successo così con Giuseppe Spizuoco, che in coppia con il presidente Rosario Alessi negli anni Novanta del secolo passato consolidò il ruolo dell’Aci come centro di potere legato con mille fili alla politica in versione governativa. E fu così anche con Rozera, nell’ultimo quindicennio vero uomo forte dell’Automobile Club. Tufarelli è stato nominato prima di Pasqua dal Consiglio generale, ma la scelta non è stata comunicata ufficialmente. Si insedia il 31 marzo con un contratto di 3 anni e con uno stipendio leggermente inferiore a quello del suo predecessore che incassava circa 320mila euro l’anno. Il suo arrivo è vissuto all’Aci con un misto di speranza e preoccupazione.
Da mesi l’Automobile Club è sballottato come sulle montagne russe e la mancanza di un segretario generale autorevole si è fatta sentire. Tra l’estate e l’autunno di un anno fa, proprio nel momento in cui quella poltrona era vacante, l’associazione automobilistica ha rischiato parecchio quando il governo sembrava intenzionato a chiudere il Pra, il Pubblico registro automobilistico che dell’Aci è il polmone finanziario. Partendo dal presupposto che il Pra è un inutile e costoso doppione della Motorizzazione civile, i ministri Graziano Delrio (Trasporti e Infrastrutture) e Marianna Madia (Amministrazione pubblica) avevano deciso di sopprimerlo. Il colpo è stato schivato in extremis dal presidente Sticchi Damiani che ha trovato all’interno del governo una sponda solida nel sottosegretario Luca Lotti, amico di vecchia data dell’Automobile Club anche per legami familiari, uno dei politici più vicini al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Con una mossa ingegnosa, la sopravvivenza del Pra è stata collegata nella legge di Stabilità al Gran Premio di Monza, nel senso che sarebbe stato proprio il Pra (cioè gli automobilisti italiani con i loro versamenti) a garantire i quattrini (19 milioni di dollari) che sir Bernie Ecclestone, il padrone della Formula 1, vuole per non voltare le spalle fin dall’anno prossimo all’autodromo lombardo. E’ in questo contesto che si inserisce la nomina di Tufarelli il cui nome è stato concordato dal presidente Sticchi Damiani con la Presidenza del Consiglio.
E’ in particolare la provenienza esterna dal nuovo segretario generale l’elemento che crea perplessità all’interno dell’Aci. Prima di tutto perché l’arrivo da fuori di un nuovo capo viene di solito visto in qualsiasi organizzazione complessa come il fumo negli occhi dagli interni che si sentono scavalcati. E poi perché si teme che nonostante le frequentazioni governative, il nuovo arrivato non abbia al momento il peso specifico necessario per quelle azioni di lobby di cui l’Aci dimostra di non poter fare a meno. Dei problemi degli automobilisti e dell’Automobile Club in senso stretto Tufarelli non si è mai occupato in vita sua avendo sempre lavorato negli uffici di palazzo Chigi o in qualche ministero, con una parentesi tra il 2006 e il 2010 in un’azienda privata, la tv Sky di cui è stato il lobbista. All’inizio degli anni Duemila, ai tempi dei primi governi di Silvio Berlusconi, è stato capo di gabinetto dell’ex democristiano Rocco Buttiglione al ministero per le Politiche comunitarie e a quello della Cultura. E con Rocco e la famiglia Buttiglione, Tufarelli è molto legato. Per un certo periodo ha frequentato la nipote di Rocco, Liliana, giornalista corrispondente di Sky a New York, figlia di Angela Buttiglione e di Massimo Faccioli Pintozzi, leccese, amico di gioventù del presidente Sticchi Damiani. Quando era il lobbista della tv satellitare Tufarelli ebbe dall’amico Rocco un sostegno non da poco per una faccenda di rilievo: l’aumento dell’Iva che stava gravando su Sky e le altre tv. Allora si parlò di un conflittino di interessi del politico Buttiglione che in Parlamento si batté come un leone per evitare che la misura fosse approvata.