Aveva lavorato nelle stazioni ferroviarie, quasi a dare una ulteriore allure poetica ai suoi brani, con tutto quel viavai di storie da raccontare, di vite di passaggio. Nei fatti Gianmaria Testa era un anomalo cantautore capace di coniugare una lingua colta con musiche altrettanto ricercate: la speranza, in questo giorno di lutto, è che la sua musica venga scoperta dal pubblico di casa nostra
Con la stessa discrezione con cui ha a attraversato il panorama musicale italiano, con quell’eleganza e timidezza di chi ha cose da dire e le dice, non finendo mai per dire una parola di troppo, ci lascia Gianmaria Testa, cantautore della provincia di Cuneo. Di lui si è sempre parlato, e per “sempre” si intende quelle rare volte che l’attenzione di casa nostra si è appoggiata sulla sua arte, per questa strana anomalia che lo voleva assai seguito in Francia, con sold out all’Olympia al pari del suo corregionale Paolo Conte, e praticamente sconosciuto, se non addirittura snobbato, in patria.
Era stato capostazione, lavoro dotato di una ulteriore allure poetica, con tutto quel viavai di storie da raccontare, di vite di passaggio. Nei fatti Gianmaria Testa era un anomalo cantautore capace di coniugare una lingua colta con musiche altrettanto ricercate, ottimamente eseguite da musicisti di alto livello, spesso presi da quel mondo del jazz con cui ha flirtato per tutta la vita: una scrittura capace di superare appunto le Alpi, la sua, forse ignorata da noi più per pigrizia dell’industria che per volontà del pubblico, certo ormai poco abituato a una stratificazione di storie e note come quella messa in atto da Testa, ma altrettanto certamente capace di riconoscere il bello, se solo qualcuno glielo fa vedere.
Gianmaria se n’è andato a soli 57 anni, dopo aver perso la battaglia che da tempo lo vedeva impegnato con un male incurabile. La notizia non coglie del tutto di sorpresa i suoi fan, perché Testa aveva dovuto annullare il suo tour europeo proprio per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. La speranza, in questo giorno di lutto, giorno in cui per altro si ricorda la morte di un altro grande cantautore mai abbastanza celebrato come Franco Califano, scomparso tre anni fa, è che ora la sua musica venga scoperta dal pubblico di casa nostra. Che la sua arte alta e discreta, per inseguire la quale Testa aveva abbandonato il suo lavoro sicuro, diventi patrimonio pubblico.
Difficile immaginare che ci sia la solita rincorsa a chi pubblica il video o la frase a effetto più ficcante, oggi, ma fermarsi per ascoltare magari una delle canzoni di Da questa parte del mare, album uscito esattamente dieci anni fa e interamente dedicato ai migranti, sarebbe il modo migliore per ricordare un grande artista. Mai come nel caso di Gianmaria Testa, cantautore che non ha mai rinnegato le sue origini contadine, è il caso di dire la terra ti sia lieve.