L'ex direttore generale della Rai nominato dal leader di Forza Italia fa buon gioco all'azionista francese che punta a Mediaset, ma anche al governo per i piani sulla rete di telefonia
Tutto come previsto nonostante le mezze smentite degli interessati. Per la guida di Telecom Italia Vincent Bolloré ha deciso di puntare su Flavio Cattaneo. Del resto l’attuale consigliere di amministrazione della società, nonché membro del comitato nomine, era stato candidato come indipendente nel 2014 dalla triade Mediobanca, Intesa e Generali dove il primo azionista di Telecom ha un certo peso. Non solo. Cattaneo, consigliere indipendente anche della compagnia di Trieste, ha nel suo curriculum un’esperienza non secondaria per il settore al quale Bolloré è più sensibile, che non è certo quello dei treni Italo, bensì quello televisivo in Rai che si assomma alla conoscenza delle reti maturata con Terna.
Proprio i nove anni, dal 2005 al 2014, trascorsi nella società pubblico-privata che controlla la rete elettrica nazionale, hanno avuto un peso notevole sulla nomina dell’ex imprenditore edile ai vertici di Telecom. Gradito a Bolloré e a Silvio Berlusconi, il compagno di Sabrina Ferilli piace infatti anche a Matteo Renzi che sogna da tempo si sviluppare la nuova infrastruttura pubblica di telecomunicazioni attraverso Enel e Terna. Finora però i piani dell’esecutivo sono andati a rilento proprio a causa del riassetto in casa Telecom che ha portato al rafforzamento di Vivendi e all’uscita di scena dell’ex ad Marco Patuano. Ma ora, risolto lo stallo, Renzi spera di poter trovare finalmente la quadratura del cerchio con un ruolo da protagonista per Enel. Non a caso il governo ha annunciato che il 7 aprile sarà presentato il progetto nazionale sulla fibra e che si entrerà nella fase operativa delle gare gestite dall’azienda pubblica Infratel.
La nomina di Cattaneo non poteva quindi attendere oltre. Tanto più che il 31 marzo scadrà anche la lettera di intenti siglata da Vodafone e Wind per Metroweb, la società milanese della fibra controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti e dal fondo F2i e a lungo corteggiata da Telecom. A questo punto, l’esecutivo spera finalmente di riportare tutti gli operatori di telecomunicazioni nell’alveo di un unico piano di sviluppo della fibra con capitale a maggioranza pubblico. E non è escluso che ci riesca. Tuttavia sin d’ora è evidente che ci sarà un prezzo da pagare. Probabilmente legato alla riorganizzazione dell’ex monopolista, ma anche al riassetto in atto nel mondo della pay-tv europea dove si muovono, con ruoli e ambizioni diverse, sia la Vivendi di Bolloré che la Mediaset di Berlusconi. Cattaneo è destinato quindi ad essere il protagonista di un momento assai delicato in Telecom come ha intuito anche la Borsa penalizzando il titolo dopo l’ufficializzazione dell’incarico.
Per affrontare questa nuova fase, potrebbe tornargli molto utile l’esperienza maturata nella tv pubblica italiana dove è approdato a soli 40 anni grazie a Silvio Belusconi. Il passaggio in Rai come direttore generale, il più giovane della storia a ricoprire questo ruolo nella televisione di Stato, è da molti ricordato per gli accesi scontri (epistolari e non) con l’allora presidente di garanzia Lucia Annunziata. Come per esempio quello del gennaio 2004, quando l’Annunziata lo accusò di aver avviato l’iter per mettere “sotto controllo” L’Elmo di Scipio, la trasmissione di Enrico Deaglio su Rai 3 che aveva sollevato un polverone tra le fila del centrodestra con l’intervista al direttore dell’Economist sull’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “Il Direttore Generale deve smetterla di intendere il suo ruolo come quello di avvocato difensore della reputazione del presidente del Consiglio che non ha bisogno di difensori – gli scrisse la giornalista – In un momento così delicato per l’Azienda, sarebbe più comprensibile e più dignitoso che Cattaneo si dedicasse a non vendere fumo sui contenuti del digitale terrestre e a evitare volgarità e mediocrità dilaganti in troppi programmi di intrattenimento della Rai”.
Annunziata o meno, mentre ai vertici della Fiera di Milano era durato a lungo (dal 1999 al 2003) portando anche la società in Borsa, il manager di fiducia di Ignazio La Russa, che è stato vicepresidente dell’associazione degli industriali romani e a lungo (dal 2008 al 2015) consigliere della Cementir dei Caltagirone, per i quali ora è presidente della Domus Italia, ebbe vita breve nel luccicante mondo televisivo dove si fermò solo due anni dal 2003 al 2005. Ma non certo nel remunerativo settore degli incarichi di Stato. E ora, con le mire di Bolloré per Mediaset, non si certo può escludere un ritorno negli studios. E la vicinanza di Cattaneo a Berlusconi non potrà che giovare. Del resto, al finanziere bretone piacciono i manager che, come lui, si impongono anche nelle scelte editoriali.