Il procedimento penale (vicino alla prescrizione) è stato aperto nel 2007 ma la contaminazione va avanti dal 1989. Nel dossier si legge che gli inquirenti ipotizzano "gravi e reiterati attentati alla salubrità dell'ambiente e dell'ecosistema marino attuando modalità criminali di smaltimento dei rifiuti e dei rifiuti pericolosi". Stabilito risarcimento di 70 milioni di euro
“Metalli tossici, idrocarburi policiclici aromatici, composti organici aromatici e MTBE”: è l’elenco di sostanze contenute nella miscela altamente inquinante che sarebbe stata immessa illegalmente nel pozzo Vega 6, al largo di Pozzallo, in provincia di Ragusa, causando danni ambientali e contaminazioni chimiche nelle acque e nel sottosuolo circostanti. Tutto è minuziosamente spiegato in un dossier dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), di cui “S”, il mensile di Live Sicilia, è venuto in possesso. Secondo quanto denunciato da Antonio Condorelli sul magazine, in 19 anni l’impianto di proprietà della Edison ha prodotto circa “cinquecentomila metri cubi di acque ‘contaminate’ da rifiuti anche pericolosi”, che sono state smaltite poi “con modalità assolutamente non conformi alle disposizioni normative”.
Sullo smaltimento dei rifiuti contaminati è stato aperto un procedimento penale nel 2007 dalla Procura di Ragusa, ma la contaminazione va avanti dal 1989. Nel dossier si legge che gli inquirenti ipotizzano “gravi e reiterati attentati alla salubrità dell’ambiente e dell’ecosistema marino attuando, per pura finalità di contenimento dei costi e quindi di redditività aziendale, modalità criminali di smaltimento dei rifiuti e dei rifiuti pericolosi“.
Al centro del dossier diverse tipologie di “acque contaminate” prodotte durante i processi di lavorazione: in primis le “acque di strato” ovvero quelle derivanti dalla separazione fisica della miscela acqua-idrocarburi estratta dai pozzi”; le “acque di lavaggio” delle cisterne che hanno contenuto gli idrocarburi e per finire le “acque di sentina” composte “dalle miscele oleose derivanti dagli scoli dei motori a combustione interna” che si vanno a depositare sul fondo della sala macchine della nave petroliera. Un “metodo sistematico“, quello dello smaltimento illegale, che prevedeva anche l’aggiunta di sostanze chimiche ai rifiuti prodotti: sostanze che servivano a “mantenere in buono stato di conservazione le strutture del pozzo Vega 6” e ad “aumentare la capacità di assorbimento dei rifiuti liquidi reimmessi nel sottosuolo” secondo quanto registrato dall’Ispra. Tutto ciò ha portato all’immissione “nel sottosuolo, attraverso il pozzo Vega 6, di una miscela di rifiuti caratterizzata da un elevato potere inquinante“.
L’Ispra ha valutato il costo di smaltimento dell’intero quantitativo di rifiuti al centro dell’inchiesta, tenendo conto che “la natura particolare delle matrici ambientali danneggiate” non potrà essere riportata “alle condizioni originali”. Il danno quindi dovrà essere risarcito per “equivalente patrimoniale“. Ciò significa che, secondo il calcolo fatto dal mensile, visto il costo di smaltimento di un metro cubo, pari a 140 euro, per 496.217 metri cubi (l’ammontare complessivo dei rifiuti) il risarcimento arriverebbe a “69.470.380 euro”, ovvero quasi 70 milioni. Dal canto suo la Edison Spa, contattata da Condorelli, preferisce non rispondere e l’ufficio stampa parla di analisi in loro possesso che smentirebbero quanto affermato nel dossier. Intanto però il processo si avvicina alla prescrizione, senza essere giunto ancora alla sentenza di primo grado.