Le regioni con più domande sono Campania, Lombardia e Sicilia. Visti i numeri un precario su tre avrà il contratto a tempo indeterminato. La scuola così si prepara a una nuova infornata di insegnati che saranno quasi tutte donne molte delle quali under 40
Saranno 165.578 i partecipanti al Concorso scuola 2016. Un numero anche inferiore alle previsioni del ministero dell’Istruzione, che si aspettava almeno 200mila domande. E che lascia ottime probabilità di vittoria ai candidati: più di un precario su tre ce la farà e diventerà finalmente un docente di ruolo entro l’estate. Ammesso che la platea di partecipanti non cresca nelle prossime settimane, a causa dei ricorsi dei non abilitati esclusi dai bandi. In queste ore sono arrivate le prime disposizioni cautelari dei tribunali, che fanno tremare i precari abilitati e mettono a rischio tutto l’impianto concorsuale preparato dal Miur. Su questo si giocherà la partita nelle settimane precedenti alle prove (a cui i ricorrenti sperano di partecipare almeno in via cautelare) e poi anche dopo.
Intanto ci sono i primi dati ufficiali. Nella mattinata di mercoledì 30 marzo, ultimo giorno utile all’iscrizione, le domande protocollate erano state oltre 250mila: cifra gonfiata dai più tentativi effettuati da ciascun docente, sintomo della fibrillazione dei precari (e anche di qualche difficoltà di compilazione, in particolare per l’inserimento di titoli e servizio che avranno un peso decisivo nella graduatoria finale). In realtà gli iscritti effettivi sono molti di meno: solo 165mila, a fronte di 63.712 posti in palio. La regione con più domande è la Campania (24.125), che però è anche una di quella con più cattedre a disposizione (6.413); seguono Lombardia (22.630 domande per 11mila posti), Sicilia (17.725 per 4mila posti) e Lazio (16.191 per 6mila posti). Per avere un quadro più preciso bisognerà aspettare la ripartizione degli iscritti per singole classi di concorso. Ma in generale la proporzione tra domande e posti disponibili è estremamente vantaggiosa: in Piemonte, ad esempio, la percentuale di iscritti è inferiore al 50% delle cattedre libere. Per il sostegno ci sono appena 9mila domande per 6mila posti. Dopo quella dei “precari storici delle graduatorie” stabilizzati dal piano straordinario della riforma, la scuola si prepara dunque ad una nuova infornata di docenti: stavolta più giovani (il 63% degli iscritti è under 40), e quasi tutti donne (addirittura l’85%).
Questo sempre che venga rispettato il criterio dell’abilitazione come requisito fondamentale per la partecipazione al concorso. Come già successo in passato, infatti, anche stavolta sindacati e studi legali si sono attivati con la solita pioggia di ricorsi per aprire le porte ai laureati, che a rigor di legge non dovrebbero poter partecipare ai test. Proprio mentre il ministero chiudeva la procedura di iscrizione, sono arrivate le prime decisioni cautelari di ammissione alle prove, in attesa delle sentenze di merito (i primi giudizi pilota dovrebbero essere in calendario già per il 7 ed il 21 aprile). Un parere positivo non darebbe via libera a tutti i non abilitati, solo ai ricorrenti. Ma anche così i candidati potrebbero essere migliaia in più del previsto. La loro partecipazione sarebbe un duro colpo al valore del titolo abilitante (per altro già concesso con una sanatoria a molti precari storici beneficiari dei Pas, i percorsi abilitanti speciali); e anche alla credibilità del Ministero che aveva assicurato un concorso per soli abilitati. Infatti il Miur dovrebbe presentare ricorso contro l’ammissione.
La vicenda andrà seguita con attenzione. Le prossime tappe del concorso, invece, portano direttamente allo svolgimento degli esami, il cui calendario sarà comunicato il 12 aprile, insieme alle sedi. Eliminata la preselettiva (non sarà necessaria, visto il numero relativamente contenuto di partecipanti rispetto al 2012), i bandi prevedono due prove: un test scritto con otto domande (di cui sei a risposta “aperta”), per una durata di 150 minuti, che dovrebbe tenersi lontano dal nozionismo puro per puntare di più sulla “elaborazione di metodologie e strumenti didattici per promuovere lo sviluppo delle competenze negli studenti” (anche se come ciò possa tradursi nel concreto è ancora poco chiaro); poi in estate, verosimilmente a luglio, l’orale, un colloquio di 45 minuti di cui 35 di lezione simulata e 10 di dialogo in lingua straniera. Gli 80 punti (40 a testa) dei due test si sommeranno ai 20 punti per titoli nella graduatoria finale: secondo le intenzioni del Miur dovrebbe essere pronta ad agosto per portare in cattedra i primi vincitori già a settembre, anche se col passare delle settimane diventa sempre più difficile rispettare questa scadenza. Ma questo si vedrà in futuro. Adesso testa sui libri (e un orecchio ai tribunali). Le prove si avvicinano: ai 165mila candidati non resta che studiare.
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