“Mi ha guardato negli occhi, mi ha detto: almeno così dorme. Aveva l’aria scocciata, di chi fa una cosa controvoglia, più in fretta possibile. E’ andata da mia madre, le ha fatto quell’iniezione così in fretta e così bruscamente che le ho detto: ‘Ma faccia piano, è una donna anziana’. In poco tempo mia madre è morta”. Dopo l’arresto di Fausta Bonino, infermiera del reparto rianimazione all’ospedale di Piombino accusata di aver ucciso 13 pazienti con iniezioni massicce di “bombe” dell’anticoagulante Eparina, emergono i ricordi dei familiari delle vittime. Come quello di Francesco Valli, figlio di Marcella Ferri, che in un’intervista a La Stampa racconta: “Mi sono reso conto che qualcosa non era andato per il verso giusto. Non sono un medico, ma già mi sembra poco professionale fare un’iniezione in quel modo. Però è stato tutto il contesto a insospettirmi. So che mia madre era anziana, aveva 87 anni, ma stava bene.
“Poi è arrivata quell’infermiera, che ho riconosciuto dalle fotografie dei carabinieri, e le ha fatto un’endovenosa – prosegue Valli – ho avuto la percezione che stesse male. Sono andato da un medico in un’altra stanza a chiedere di venire a controllarla, lui mi ha risposto malamente: ‘Vedo tutto dai monitor, non ce n’è bisogno’. Ma cosa gli sarebbe costato? Invece tutti mi hanno tranquillizzato, mi hanno detto di non essere ansioso e di andarmene a casa. Invece ho aperto la porta del mio appartamento, non ho fatto in tempo a sedermi che è squillato subito il telefono. Era l’ospedale, mi hanno detto: torni subito qui, sua madre è peggiorata”, “poi per giorni ho chiesto a tutti di dirmi perché mia madre era morta. Nessuno mi ha dato uno straccio di spiegazione. Tutti stavano in silenzio“. “Ho assistito all’iniezione nel braccio di mia madre di un liquido trasparente da parte di quell’infermiera, mi ha detto che l’avrebbe fatta dormire. Sono convinto di esser stato testimone del gesto costato la vita a mia madre”, conclude Valli.
E ancora, la testimonianza di Luigi Coppola, nipote di Mario Coppola, morto l’11 marzo 2015, altra presunta vittima della Bonino, che il primario di rianimazione descrive come una lavoratrice modello, “seria e puntuale, che aveva ottenuto l’abilitazione anche per il 2015”. “Avevamo dei dubbi rispetto al ricovero di mio zio e agli interventi iniziali nell’ambito del trattamento della patologia – ricorda Coppola in un’intervista a LaPresse – Quando poi è stato portato in rianimazione la situazione era già grave di per sé”. Anche nel corpo dell’anziano i medici hanno trovato alta quantità di eparina che gli è stata letale anche perché aveva gravi problemi di coagulazione del sangue. “Oggi abbiamo ricevuto questa notizia che è chiaramente un fulmine a ciel sereno perché noi pensavamo che tutto fosse successo per un aggravamento della situazione generale di mio zio – racconta – ma mai avremmo pensato che il decesso potesse essere attribuibile a un’azione volontaria di qualcuno. Questa cosa ci lascia molto sconcertati”.
Ma perché l’infermiera avrebbe ucciso? Al momento non è emerso nessun movente esplicito. Ma in conferenza stampa il comandante del Nas, Erasmo Fontana, ha detto che si tratta di “una persona che ha delle condotte e poi pensa di non averle avute, un Giano bifronte”, sottolineando anche che dal passato della Bonino emergono problemi di depressione e alcolismo. Intanto la 55enne, con 30 anni di servizio alle spalle, si dichiara innocente. Lo fa dal carcere Don Bosco di Pisa, dove è stata rinchiusa dopo l’arresto effettuato dai carabinieri e affida la sua posizione al suo legale, Cesarina Barghini: “Al di là del fatto che la signora Bonino si proclama innocente con tutte le sue forze e non si spiega come si sia potuta formulare un’accusa così infamante, quello che mi sorprende è la sicurezza con la quale, in difetto di prove certe o quantomeno di un patrimonio di indizi idonei, si stia attribuendo alla mia assistita una condotta così efferata e, sulla base di questa insufficienza, si sia potuti arrivare ad una misura eccezionale come la custodia cautelare in carcere”. Secondo l’avvocato difensore, “nella ricostruzione operata dagli inquirenti non emergono elementi certi se non la presenza della mia assistita al momento degli eventi, che di per sé non può essere sufficiente. Inoltre, le si stanno attribuendo 13 eventi di somministrazione di eparina, quando in realtà gli approfondimenti sulla causa delle morti sono stati fatti solo in relazione a 2/3 casi e si tratta comunque di accertamenti di parte, svolti senza un contraddittorio, senza alcuna possibilità di partecipazione dell’indagata che avrebbe potuto avvalersi di propri consulenti, come accade nell’incidente probatorio”. La Bonino si presenterà davanti al gip di Livorno per l’interrogatorio di garanzia il prossimo 4 aprile.
Il procuratore capo di Livorno Ettore Squillace Greco, intanto, precisa che “non ci sono altri indagati”. “Allo stato – dice – non abbiamo rilevato alcun elemento di responsabilità delle strutture sanitarie e, quindi, nessuna accusa nei confronti delle strutture sanitarie”. Le indagini, però, sono ancora in corso. L’arresto della donna è stato richiesto tenendo conto degli elementi indiziari classici, senza tenere in considerazione gli aspetti psicologici, che, emerge sempre in ambienti inquirenti, non risultano adesso così evidenti.