La Commissione Parlamentare Antimafia è arrivata ieri in provincia di Reggio Calabria. Al termine della riunione in prefettura, la presidente Rosi Bindi (Pd) non risponde sull’inchiesta “Sistema Rende” che pochi giorni fa ha portato all’arresto dell’ex consigliere regionale del Pd Sandro Principe. “Siamo nella Calabria di sotto, quando andiamo in quella di sopra ne parliamo” dichiara la Bindi. Prima di essere nominata presidente dell’Antimafia, con tutti i parlamentari del Pd eletti in Calabria, nel 2012 aveva esultato per la decisione del ministro Angelino Alfano (Ncd) di non sciogliere il Comune di Rende per infiltrazioni mafiose. “A Rende nessuna infiltrazione criminale – era stato il commento, tra gli altri, della Bindi, del segretario regionale del Pd Ernesto Magorno e della deputata Enza Bruno Bossio (tutti componenti della commissione antimafia) -. Avevamo ragione noi del Pd che sempre abbiamo sostenuto la forza della tradizione democratica di Rende, modello ultradecennale di buon governo in Calabria”. Ricordando quelle parole, oggi la Bindi se la prende con i commissari prefettizi: “Non avevamo torto noi, evidentemente c’erano delle carenze da parte di chi aveva fatto il lavoro”
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