La strana coppia debutta in prima serata su RaiUno e vince la sfida dell'Auditel contro 'Ciao Darwin'. Un tentativo coraggioso e riuscito, ma non è (ancora) uno show perfetto. Soprattutto sul fronte dell'amalgama tra le due inedite compagne di avventura
Chi fa tv (davanti o dietro le telecamere), chi la commenta, chi ne scrive, chi la guarda, si lamenta da anni della morte del varietà. O almeno del varietà “classico”, quello che ha fatto grande la televisione italiana dai primi anni Sessanta ai primi Novanta. A parte qualche apparizione miracolosa di San Fiorello di tanto in tanto, uno show come Dio comanda non lo vedevamo da tempo, sul piccolo schermo.
Anche per questo (ma non solo) Laura&Paola, condotto dalla strana coppia Pausini-Cortellesi e andato in onda ieri sera su RaiUno, andrebbe lodato. Fosse anche solo per l’intenzione coraggiosa, in epoca di strabordanti talent show e format stile Ikea, giusto da montare con la brugola negli studi tv di tutte le reti generaliste e non del nostro Paese. Se poi, intenzione a parte, quello che viene fuori è un signor varietà, pieno zeppo di ospiti prestigiosi e di momenti di spettacolo divertente ed efficace, le lodi andrebbero amplificate ancora di più.
Paola Cortellesi è il mostro di bravura di sempre. Molto sicura, a volte persino troppo, finge di fare la spalla sfigata dell’esuberante Pausini ma in realtà è lei a condurre le danze, a dare i tempi comici. Laura Pausini ha finalmente esibito professionalmente la sua naturale carica di esuberante comicità. È un fiume in piena (e per questo ogni tanto va arginata) ma televisivamente funziona.
Tutto va bene, madama la marchesa, dunque? Nì. Perché Laura&Paola non è uno show televisivo perfetto. È migliorabile assai, soprattutto sul fronte dell’amalgama tra le due inedite compagne di avventura. Soprattutto all’inizio, c’era troppa tensione, il ritmo era lento al limite della noia, l’amalgama tra Pausini e Cortellesi mancava completamente. Si profilava all’orizzonte il rischio di avere una Ferrari in mano e di non saperla guidare, andando a sbattere alla prima curva. E sarebbe stato davvero un peccato, visto che lo show può contare anche su signori autori guidati da Giampiero Solari (e c’è anche l’immancabile Massimiliano Bruno in quota Cortellesi). Piano piano, però, il programma ha preso quota. Ha trovato il ritmo, l’amalgama (comunque ancora da migliorare), una certa rilassatezza che all’inizio non c’era e che ha giovato ai momenti particolarmente legati al copione.
Si può fare di più? Sì, ovviamente. E anche molto di più. Ma nel giudicare l’esperimento metatelevisivo di Laura Pausini e Paola Cortellesi non possiamo fare a meno di parlare dell’elefante nella stanza: Milleluci, 1974, Mina e Raffaella Carrà, regia di Antonello Falqui. Storia della televisione.
È ovvio che il formato dello show ricordi quel leggendario precedente, così come è ovvio che il paragone possa far tremare le vene ai polsi. Paragone lecito, per carità, ma solo se si rimane su un piano molto superficiale. Perché Laura Pausini è un personaggio diversissimo da Mina, così come Paola Cortellesi non ha nulla a che fare con Raffaella Carrà. Il problema, però, è che vedere un varietà così importante di prima serata su RaiUno condotto da due donne è talmente raro che le poche volte che capita scatta il confronto. Ecco, evitiamolo, perché le pere con le mele non si possono confrontare.
Quello che resta della prima puntata di Laura&Paola è un bella serata di televisione, un tentativo coraggioso (e per adesso riuscito solo in parte) di svecchiare il varietà televisivo e di farlo riemergere dalle sabbie del tempo in cui il l’era post Baudo lo aveva relegato. C’è tanto da pedalare. C’è tanto da migliorare. Ma non dimentichiamo che, contemporaneamente, su Canale5 andava in onda Ciao Darwin, con i suoi primi piani insistiti sui culi di signorine succinte e le prove di coraggio ultratrash.
Così come non dobbiamo dimenticare che se per 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, non facciamo altro che piagnucolare perché il varietà “è morto”, “è stato ucciso dai format e dai talent show” e tutto il solito campionario di lagnanze da social tv, ieri sera abbiamo assistito a un piccolo miracolo. Non ancora alla resurrezione di un genere difficile da riportare in auge di questi tempi (a meno che non ti chiami Fiorello), ma almeno a un ditino del cadavere che ha ricominciato a muoversi. Chissà, magari la prossima settimana potremo già festeggiare questa Pasqua in ritardo del varietà televisivo italiano. O quantomeno ci potremo godere un’altra prima serata televisiva più unica che rara, che finisce prima di mezzanotte, senza televoto o momenti trash. Con tutti i suoi difetti a volte intollerabili, per carità, ma in questa epoca di vacche magrissime, a noi, molto modestamente, sembra grasso che cola.
Per la cronaca, ma davvero solo per la cronaca, Laura&Paola ha anche vinto di misura la sfida dell’Auditel contro il rodatissimo Ciao Darwin: 5.786.000 spettatori per Cortellesi e Pausini, 5.131.000 per Bonolis; 24,1% di share per RaiUno, 24,4% (ma solo perché molto più lungo) per Canale5. Non era affatto scontato, quindi brave. Forse il varietà non è così morto.