Le sinfonie di Mozart che forse non sono di Mozart: “Quella firma per oscurare l’italiano Luchesi”
Dalla Jupiter alla Parigi, le opere che potrebbero essere state composte da altri autori, ma attribuite al genio di Salisburgo. Lo studio di Luca Bianchini e Anna Trombetta: "Chi acquistava la musica ne deteneva i diritti, compreso quello d'attribuirla ad altri, vincolando al silenzio il vero autore"
La Jupiter, la Haffner, la Posthorn, la Parigi, la Praga. Sono tra le sinfonie di maggior successo di Wolfgang Amadeus Mozart. Ma che potrebbero non essere di Mozart. Almeno secondo due ricercatori italiani e studiosi della Wiener Klassik, Luca Bianchini e Anna Trombetta che stanno per pubblicare il risultato delle loro ricerche ventennali, Mozart, la caduta degli dei, una biografia critica di Mozart che mette a fuoco “i punti contraddittori della sterminata bibliografia mozartiana: li verifichiamo e li analizziamo”. Su Mozart è stato scritto di tutto, le biografie si sprecano, ma come fa notare il ricercatore e musicologo Luca Bianchini “ciascun biografo ha provato a dipingerci una figura diversa del genio di Salisburgo, rendendo evidente – com’era nello spirito del Romanticismo e dei movimenti nazionalistici del Novecento – quanto di grande e di bello vi fosse contenuto”.
Il loro lavoro, così come La musica del sole del direttore d’orchestra e compositore Enzo Amato, emerge che le sinfonie e serenate di maggior successo di Mozart sarebbero attribuibili ad altri. La Jupiter (Sinfonia n. 41, K 551), la Haffner (Sinfonia n. 35, K 385), la Posthorn (Serenata n. 9, K 320), la Parigi (Sinfonia n. 31, K 297), la Praga (Sinfonia n. 38, K 504) e altre opere. Mozart, scrive Amato, “in soli 35 anni di vita, considerando che nei primi cinque anni la produzione è scarsissima, scrive circa settecento lavori. Una media di ventitré lavori all’anno, due al mese per trent’anni di seguito. Durante i suoi frequenti spostamenti Amadeus passava molti giorni in carrozza: non credo che con le strade sterrate dell’epoca fosse possibile scrivere musica senza errori per giunta”.
A corroborare le tesi degli studiosi sono i manoscritti presenti nel fondo musicale della Biblioteca Estense di Modena, nella quale, spiegano Bianchini e Trombetta “ci sono le parti staccate della sinfonia Jupiter, che hanno attribuito a Wolfgang Amadeus Mozart, ma che lì sono anonime. Quelle dell’anonimo autore sono del 1784 o forse precedenti. La partitura di Mozart, stessa musica, è del 1788, quindi Mozart deve aver copiato da una partitura preesistente, che risale almeno al 1784”. Affermazioni che faranno saltare sulla sedia gli amanti de talento austriaco e potrebbero aprire orizzonti inediti nella storiografia musicale: “Occorre considerare – aggiungono Bianchini e Trombetta – che i problemi che il fondo di Modena solleva, non si limitano alla Jupiter. Ci sono in quell’archivio modenese altre sinfonie anonime attribuite poi a Mozart e molte anonime attribuite successivamente ad Haydn”, la qual cosa potrebbe essere spiegata solo prendendo in esame alcune delle costanti che regolavano la fruizione e la diffusione musicale ai tempi del cosiddetto classicismo viennese. “La musica poteva essere acquistata da ricchi, arbitrariamente sottratta al vero autore, attribuita ai direttori a servizio dei nobili di turno. Chi acquistava la musica ne deteneva i diritti, compreso quello d’attribuirla ad altri, vincolando al silenzio il vero autore, solennizzando l’accordo col notaio”.
Ed è a proposito di questa sinfonia che tanto Amato quanto Bianchini e Trombetta riportano la vicenda secondo la quale Mozart, una volta giunto a Parigi (nel 1777, a 21 anni) fu cacciato dalla città poi dal barone Melchiorre Von Grimm, dopo che quest’ultimo aveva scoperto che la sinfonia di Mozart era in realtà un falso. Una serie di circostanze e di studi che, se la storia e il tempo dovessero confermare, ridimensionerebbero il numero di composizioni di Mozart, senza di certo sfiorare la grandezza del genio.