L'esecutivo del Cairo, ha detto il vice ministro dell'Interno Abdel Karim, non ha mai sostenuto che la banda di cinque rapinatori uccisi dalla polizia ''fosse responsabile dell’assassinio” del ricercatore italiano
Il 24 febbraio il ministero dell’Interno egiziano aveva attribuito la responsabilità della morte di Giulio Regeni a un gruppo di cinque criminali comuni. Ma oggi lo stesso ministero fa dietrofront e smentisce di avere sostenuto questa ipotesi. Il vice ministro Abdel Karim, in un’intervista telefonica mandata in onda dalla trasmissione Al-Haya Al Youm sulla rete satellitare Al Haya, ha dichiarato che l’esecutivo del Cairo non ha mai sostenuto che la banda di cinque rapinatori uccisi dalla polizia ”fosse responsabile dell’assassinio” del ricercatore italiano scomparso la notte del 25 gennaio al Cairo e ritrovato mercoledì 3 febbraio. Dall’autopsia è emerso che è stato ucciso dopo prolungate torture.
Ma oltre alle dichiarazioni smentite dalla stessa fonte che le ha diffuse, ci sono anche quelle che vengono sì confutate, ma dai numeri. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shourky, parlando da Washington, aveva detto che l’uccisione del ricercatore friulano sarebbe stato “un atto isolato” da valutare “in questo quadro considerando la determinazione e l’impegno totale del governo egiziano e degli apparati di sicurezza a continuare gli sforzi per scoprire la verità e arrestare gli assalitori”. Ma, da agosto 2015 a oggi, sono 533 le sparizioni forzate registrate in Egitto. In alcuni casi le persone sparite sono ricomparse, alcune con segni di tortura e maltrattamenti, ma di 396 di loro non si sa ancora niente.
I dati emergono dalle due ong Commissione egiziana per i diritti e le libertà e Centro El Nadim, e vengono riportati dal Corriere della Sera. Le cosiddette sparizioni forzate “nel diritto internazionale riguardano persone arrestate da agenti dello Stato o in borghese e portate in centri di detenzione ufficiali e non, tenute incommunicado (cioè senza la possibilità di comunicare all’esterno) e senza comparire di fronte a un giudice”, spiega Riccardo Noury di Amnesty International, citato dal Corriere della Sera.
Il giornale sottolinea che “entrambe le organizzazioni notano comunque che i nomi e le storie che sono riuscite a documentare costituiscono una stima conservatrice rispetto alla reale portata fenomeno: molte famiglie hanno paura di denunciare le sparizioni, per timore di ritorsioni o nella convinzione che gli attivisti possano fare poco”. Le vittime di sparizioni forzate sono persone accusate di appartenere alla Fratellanza Musulmana o di essere dissidenti laici, ma anche persone politicamente non affiliate. Giulio Regeni, originario di Fiumicello in Friuli, è scomparso al Cairo il 25 gennaio scorso, giorno del quinto anniversario della rivoluzione egiziana di piazza Tahrir che portò alla destituzione di Hosni Mubarak. Ricercatore all’università di Cambridge, nella capitale egiziana si occupava di sindacati egiziani.