Si avvicinano gli appuntamenti elettorali che vedranno le aule occupate per il referendum del 17 aprile e per le amministrative di giugno. Molti dirigenti dell’Emilia Romagna sollevano la questione già cara all’Associazione nazionale presidi. Il coro è unanime: “Troppi i giorni rubati alle scuole meglio pensare a palestre o altri edifici pubblici”
“Basta con i seggi nelle scuole”. Ad alzare la voce, in prossimità dei prossimi appuntamenti elettorali che vedranno le aule occupate per il referendum del 17 aprile e per le amministrative di giugno, sono molti dirigenti dell’Emilia Romagna ma non solo. La questione, già affrontata in passato dall’Associazione nazionale presidi, torna a galla. Il coro è unanime: “Troppi i giorni rubati alle scuole meglio pensare a palestre o altri edifici pubblici”.
A preoccupare i presidi di Bologna e dintorni sarebbe la concomitanza di ben tre scadenze elettorali: il referendum sulle trivelle che pur svolgendosi in una sola giornata vede la chiusura delle scuole di lunedì e in molti casi anche il venerdì; le elezioni amministrative che saranno fissate nelle prossime ore. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano nei giorni scorsi ha proposto il 5 giugno ma su questa data è arrivato il secco “no” della candidata a sindaco di Roma Giorgia Meloni e di altri politici in corsa preoccupati del “ponte” lungo e dell’astensionismo. A questi dubbi si aggiungono ora le proteste dei presidi che nel caso fosse definita la data del 5 giugno dovrebbero far perdere altri giorni ai ragazzi.
“Non compete a noi presidi risolvere questa questione. Non mi preoccupano le date perse ad aprile o in altri momenti ma se il ballottaggio cade in concomitanza con gli esami di Stato, è un problema. Chi ha grossi istituti si trova strozzato tra gli scrutini e la maturità”, spiega la dirigente del liceo “Galvani” di Bologna che sarà costretta a chiudere solo una delle sedi il sabato e il lunedì.
Sulla questione è intervenuto anche Sergio Simoni, dirigente dell’istituto di Bazzano-Crespellano-Monteveglio e responsabile regionale dei presidi per la Cgil: “Si potrebbero trovare altre soluzioni ma c’è una certa inerzia e la preoccupazione che trovando altre sedi potrebbe aumentare il calo della partecipazione al voto. I decisori politici vogliono lasciare le cose così come sono per rassicurare gli elettori. Si potrebbero trovare soluzioni innovative: basterebbe fare i seggi nelle palestre come in altre parti d’Europa. In città si potrebbero sfruttare anche i centri sociali comunali. Nella mia scuola, sono coinvolte le primarie: perdiamo il lunedì”.
A raccogliere la proposta dei dirigenti è il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Bologna, Giovanni Schiavone: “Si tratta di mettere allo stesso tavolo amministrazioni comunale e statali per discutere di questa questione. E’ possibile farlo guardando al calendario scolastico. Non è semplice. Va garantita la vicinanza dei seggi ai cittadini. Il caso va posto ai tavoli nazionali. Quando ci vengono chiesti gli edifici li dobbiamo dare”.
Lo sa bene Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “E’ una battaglia persa. Hanno ragione i colleghi che lamentano questa sottrazione di giornate perché si toglie il diritto all’istruzione ai nostri ragazzi. Ci sono altri uffici pubblici che potrebbero essere presi in considerazione. Le scuole sono un patrimonio edilizio più comodo e diffuso ma andrebbe fatta un’anagrafe degli edifici pubblici e si troverebbero altre sedi. Questa proposta di buon senso che arriva dai presidi non è mai stata presa seriamente in considerazione perché richiede un concerto dei ministeri. La politica tende a dare maggiore importanza al voto piuttosto che al diritto all’istruzione”.