Non gli va di chiedere verità per Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso al Cairo il 15 gennaio scorso e trovato morto il 3 febbraio. Secondo lui andrebbe chiesta la verità sul caso. Una sottigliezza linguistica che veicola una grande differenza di significato. Così a Torino il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone (che è anche consigliere regionale) ha deciso di lasciare l’aula al momento del voto della mozione con cui il sindaco Piero Fassino e il resto dell’assemblea hanno invitato “il ministero degli Esteri italiano ad attivare tutti i canali internazionali per richiedere al governo egiziano di svolgere un’inchiesta approfondita, rapida e indipendente per far luce su quanto accaduto al giovane ricercatore italiano Giulio Regeni”. Insieme a Marrone hanno lasciato l’aula anche due consiglieri delle Lega Nord, secondo i quali l’atto è una “marchetta elettorale” di Fassino, come ha sostenuto il capogruppo Fabrizio Ricca.

“Ci sono molti elementi dalla vicenda da approfondire”, ha premesso Marrone che vuole sapere se il 28enne “è davvero una vittima del governo egiziano”. Lo afferma perché dubita del fatto che Regeni fosse un semplice ricercatore: “Era legato a un’agenzia di intelligence inglese?”, ha chiesto. Marrone riprende un’accusa circolata a febbraio, dopo il ritrovamento del corpo del ricercatore, e smentita più volte, anche dalla famiglia. Come spiegato da ilfattoquotidiano.it Regeni aveva lavorato per Oxford Analytica, un’azienda privata britannica attiva nella consulenza nell’ambito della gestione del rischio e delle relazioni internazionali.

C’è di più. Secondo il consigliere di Fratelli d’Italia c’è il rischio di indebolire un governo che “è l’unico baluardo laico contro l’avanzata del Califfato in tutto il Nord Africa” e che “non è uno Stato canaglia”: “C’è il rischio di avere un intero continente islamizzato: serve cautela”, ha affermato. La prima versione del testo proposto, infatti, attaccava direttamente il governo di Al Sisi e le istituzioni egiziane, un elemento che è stato smussato della seconda versione, approvata all’unanimità da tutti i consiglieri, ma non da Marrone, Ricca e dal leghista Roberto Carbonero, che sono usciti dall’aula.

I loro colleghi dell’opposizione, invece, hanno approvato l’atto pur esprimendo dei dubbi, come ha fatto Andrea Tronzano, di Forza Italia, secondo il quale il caso Regeni sta ricevendo più attenzione di altri casi: “Pensiamo al caso Quattrocchi (Fabrizio, un contractor rapito in Iraq e ucciso da miliziani islamisti nel 2004, ndr), Placanica (il carabiniere che ha ucciso Carlo Giuliani a Genova nel 2001, ndr) e per i Marò, per i quali non abbiamo visto un ordine del giorno a prima firma del sindaco”. Casi diversi, però, che riguardano una guardia privata e uomini in divisa, non un civile.

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