Non è La vampa d’agosto, e non è Il ladro di merendine: non uscirà in libreria e non lo vedremo in televisione. Con buona pace dell’ultimo grande della letteratura siciliana, l’ultimo episodio della saga del Commissario Montalbano non è stato scritto da Andrea Camilleri, e non sarà interpretato da Luca Zingaretti.
Sollevata dall’incursione delle Iene a Punta Secca, frazione del comune ragusano di Santa Croce Camerina, la questione del presunto abuso edilizio della terrazza più famosa d’Italia, quella su cui si affaccia il Commissario Montalbano nella fiction di RaiUno e che ha fatto il giro del mondo, ha messo in moto un circo mediatico, insinuando il dubbio che proprio quella terrazza lì, che negli ultimi anni ha portato nel ragusano orde di turisti richiamati non già dal barocco del Val di Noto ma piuttosto dalla Vigata letteraria e televisiva, possa essere abusiva.
In allerta la stampa nazionale (e a addirittura internazionale), redivivo il Codacons, che con una nota fa sapere di essersi già interessato del caso dieci anni fa e chiede al Procuratore di Ragusa Carmelo Petralia di aprire un’indagine. Salvo poi non specificare il fatto che, sempre dieci anni fa, dopo essersi interessato al caso aveva ritenuto di non intervenire.
Intervenuto, immediatamente, anche il governatore della Regione Sicilia Rosario Crocetta, che alza gli scudi dichiarando l’immobile “bene da tutelare con un vincolo monumentale”.
“Siamo onorati dalla proposta del Governatore, che ha dimostrato sensibilità e che ci ha anche annunciato che verrà già questo venerdì” dice Pietro Di Quattro, il proprietario dell’immobile, raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it. “Ci teniamo a sottolineare che il vincolo, se sarà tributato, sarà motivato da ragioni artistiche: non si pensi che la proposta di Crocetta intervenga come un deus ex machina per sanare qualcosa di illegale. Perché questo, assolutamente, non esiste”.
Da dove viene, allora, l’accusa? “L’inviato delle Iene ha prodotto, venerdì scorso, alla scrivania del sindaco di Santa croce Franca Iurato dei documenti con i quali la Capitaneria di Porto ingiungeva a me e a un mio vicino, nel 1992, di abbattere i nostri terrazzini, per una superficie complessiva di 44 metri quadrati. Ma la sua ricerca non è andata oltre: se avesse cercato meglio avrebbe trovato altrettanti documenti comprovanti l’assoluzione con formula piena, giunta nel 1995, in quanto il fatto non costituisce reato”.
Un caso, quello esploso in questi giorni, che Di Quattro giudica “strumentale”. “Vero è – conclude infatti il padrone di casa – che il terrazzo insiste sulla spiaggia, ma anche che è altrettanto vero che quella porzione di spiaggia, 26 metri quadrati confinanti con il demanio marittimo, è stata acquistata da un altro Pietro Di Quattro, mio nonno, il 20 luglio 1925, per annetterla a una casa che esisteva già dalla fine dell”800: come prevedeva la legge allora, i miei ‘reluirono’ il canone acquistando il terreno dallo Stato, con un atto rogato da un notaio. Fu costruito tutto prima che entrasse in vigore qualunque piano regolatore, nel 1967, come si vede dalla planimetria, risalente al 1940, ‘anno XVII dell’era fascista’. Ma anche dopo la casa è stata riconosciuta come regolare, tanto che, sempre carte alla mano, negli anni ’70, in seguito a una regolare autorizzazione, il comune di Santa Croce approvava l’intervento di ristrutturazione della facciata”. Celebre terrazzino compreso.