Una rissa in pieno centro storico, un diverbio degenerato fino a quando non è spuntata una pistola e sull’asfalto è rimasto Yusupha Susso, ventenne originario del Gambia. È quello che è successo a Palermo, nel tardo pomeriggio di sabato 2 aprile. Sono da poco passate le 19 quando si diffonde la notizia di uno scontro a colpi di arma da fuoco in via Fiume, a due passi dalla stazione centrale: tra i coinvolti anche tre ragazzi del Gambia, uno dei quali finito in coma, dopo essere stato colpito da un proiettile alla testa. Tanto è bastato per suscitare l’immediato commento di Francesco Vozza, leader cittadino del Movimento Noi con Salvini, ovvero la costola siciliana della Lega Nord. “La Palermo eccitante e sicura di Orlando (Leoluca, sindaco del capoluogo siciliano ndr): dei #migranti se le danno di santa ragione e parte pure un colpo di pistola. Un giovane è in fin di vita”, scrive il politico sul suo profilo Facebook, postando anche un’inspiegabile foto di una rissa tra profughi sull’isola di Kos, in Grecia. Peccato che a “darsele di santa ragione” a Palermo non siano né profughi e nemmeno i migranti, dato che i tre ragazzi del Gambia coinvolti loro malgrado nella rissa sono evidenti parti lese dello scontro a colpi di pistola. A scatenare il Far West per le vie del centro storico palermitano è stata, invece, una gang d’italianissimi malavitosi.
I tre gambiani, arrivati a Palermo nel 2013 e ospiti di un centro di accoglienza, stavano passeggiando per le vie intorno a Ballarò, quartiere storico al centro della città, quando Susso è stato urtato da due giovani palermitani in sella ad uno scooter. La colpa del giovane africano? Aver chiesto ai due motociclisti di fare più attenzione. Da lì sarebbe nato un diverbio, degenerato poi in rissa con altri giovani della zona arrivati a dare manforte ai due motociclisti. Tra questi anche il ventottenne pregiudicato Emanuele Rubino, ripreso dalle telecamere di sorveglianza della zona mentre compare estraendo una pistola: spara mirando alla testa di Susso e poi si dilegua a bordo di una motocicletta. “Non c’è nessun movente di tipo razziale dietro l’aggressione ma solo la volontà da parte di un soggetto di imporre il suo dominio sul territorio”, ha spiegato Rodolfo Ruperti, il capo della squadra mobile che in meno di 24 ore ha risolto il caso, fermando Rubino, accusato di tentato omicidio. “Più che di un tentato omicidio – prosegue Ruperti – si può parlare di un omicidio mancato. L’unica colpa della vittima è di aver reagito, al contrario degli altri due sue connazionali, a un’aggressione scattata senza alcun motivo”.
Intanto, però, si continuano a moltiplicare i commenti sul profilo di Vozza: c’è chi auspica “i forni” per i poveri ragazzi del Gambia, chi spera che si “ammazzino tra loro”, ma anche chi chiede le scuse del leghista palermitano. Che, però, non accenna ad alcun passo indietro, neanche quando la vicenda è stata definitivamente chiarita. Prima modifica il suo post (che ora parla di rissa tra migranti “a cui partecipano anche dei palermitani”), poi si rifiuta di chiedere scusa. “I sinistri – scrive – sostenitori di Orlando, vorrebbero che mi scusassi con loro, perché sarei razzista, fascista, leghista. Poveretti, hanno bisogno di cure e d’affetto!”. Nel frattempo Yusupha Susso, di professione interprete in prefettura e studente all’istituto alberghiero, è ricoverato in coma farmacologico all’ospedale civico di Palermo: è vivo per miracolo dato che il proiettile esploso dalla pistola di Rubino gli ha attraversato il cranio da una parte all’altra.