Gli uomini della Guardia di finanza di Modena, comandati dal colonnello Pasquale Russo, hanno arrestato cinque persone (una è in carcere, le altre ai domiciliari) e ne hanno indagato altre quattro con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato
Un giochino fiscale molto furbo messo in piedi con l’aiuto di un commercialista, per usufruire in maniera indebita dei mutui super-agevolati della ricostruzione post sisma. Un sogno per un’azienda, molti soldi a prestito e a tasso zero: tanto gli interessi in questo caso li pagavano lo Stato e le sue casse pubbliche. Gli uomini della Guardia di finanza di Modena, comandati dal colonnello Pasquale Russo, hanno arrestato cinque persone (una è in carcere, le altre ai domiciliari) e ne hanno indagato altre quattro con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato. Quattro degli arrestati appartengono a una famiglia (tre fratelli e uno dei loro genitori) proprietaria di nove società operanti nel settore dei servizi (turismo, sanità, pulizie). Mentre gli altri cinque indagati sono persone di loro fiducia: prestanome, amministratori delle società e un commercialista, per i quali è scattata la sospensione dall’esercizio della professione. Non è escluso che ci siano anche altri nomi sotto inchiesta.
La vicenda, che secondo l’inchiesta Earthquake delle Fiamme gialle modenesi è una vera e propria truffa studiata e organizzata, era partita con la notizia che le banche avrebbero concesso dei mutui agevolati a tasso zero alle imprese con sede nei comuni colpiti dai terremoti del 20 e 29 maggio 2012. Le nove società degli arrestati tuttavia, pur avendo sede in provincia di Modena e Bologna, non rientravano nei paesi terremotati. Da qui il primo stratagemma: poco dopo il terremoto, le sedi delle 9 ditte vengono spostate in un’unica sede situata in un paese terremotato, con la comunicazione (permessa dalla legge) alla Camera di commercio che il trasferimento era però concretamente avvenuto prima delle scosse.
Ma non è tutto: la seconda parte della truffa è ancora più macchinosa. Ottenuti, grazie al trasferimento fittizio, diversi mutui per un totale di 6,5 milioni di euro, c’era bisogno di intascare quei soldi e non era così facile.
E qui serve fare un passo indietro. Le regole prevedevano che le banche concedessero un mutuo a tasso zero (gli interessi li pagava lo Stato) alle imprese terremotate: il mutuo era però finalizzato solamente a pagare imposte, contributi Inps maturati dalle aziende prima del terremoto. I soldi del mutuo non andavano direttamente nella mani delle imprese, ma dovevano rimanere alle banche che avrebbero provveduto a fare i pagamenti sia delle imposte che dei contributi.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli indagati per intascare quei soldi davano indicazione alle banche (ignare del giochino), di fare dei pagamenti, tramite modelli F24, per contributi o tasse già pagati in passato. Questo ‘doppio versamento’ consentiva agli indagati di poter poi chiedere il rimborso agli uffici fiscali e all’Inps di quanto pagato in più. Un rimborso che avveniva con bonifico bancario: quei soldi, ottenuti con la truffa, venivano poi utilizzati per pagare altri debiti aziendali o per spese personali.
Le aziende avrebbero dovuto iniziare a pagare le rate (ma senza interessi) nel giugno prossimo, con la garanzia che in caso di morosità avrebbe comunque garantito la Cassa depositi e prestiti. L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore di Modena Francesca Graziano: l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari ha portato anche al sequestro di un patrimonio immobiliare e mobiliare stimato oltre i quattro milioni di euro. L’altra parte della somma era stata già bloccata dall’Inps: l’inchiesta era partita proprio grazie alle segnalazioni dell’istituto che continuava a ricevere le richieste di rimborso considerate sospette.