Martedì sera 70 deputati del Congresso di Tripoli (Gnc) hanno dichiarato il proprio appoggio al governo del premier designato dall'Onu e lo scioglimento dell’organismo, ora definito "Consiglio di Stato", ma una minoranza definisce "illegittima" la decisione. Il generale: "Lo sosterrò solo se otterrà la fiducia della Camera dei Rappresentanti", il parlamento riconociuto dalla comunità internazionale
E’ un deciso passo avanti, ma non è la soluzione definitiva. Circa 70 deputati del Congresso di Tripoli (Gnc) hanno dichiarato nella serata di martedì il proprio appoggio al governo di unità nazionale guidato dal premier designato dall’Onu Fayez Al Sarraj e lo scioglimento dell’organismo, ora definito “Consiglio di Stato“. Ma sono ancora molti gli ostacoli sulla strada che dovrebbe portare all’entrata in funzione dell’esecutivo, che nelle intenzioni della comunità internazionale dovrebbe traghettare il Paese fuori dalla guerra civile che lo dilania dal 2011.
A dimostrazione che non tutte le resistenze sono state vinte, il primo ostacolo lo ha posto Nuri Abu Sahmain, il presidente del Parlamento di Tripoli, che ha bollato come “illegittima” la riunione di martedì del Consiglio di Stato durante la quale è stato approvato un emendamento della Dichiarazione costituzionale del 2011 per accogliere l’Accordo politico libico firmato lo scorso dicembre a Skhirat e durante la quale è stato dichiarato di fatto disciolto il Congresso nazionale generale. Abu Sahmain in un comunicato diffuso ieri sera e riportato da Libya Herald afferma che il Congresso intende rivolgersi alla Corte Suprema affinché si esprima sulla legittimità dell’Accordo politico.
Alla riunione del Consiglio di Stato, organo consultivo previsto dall’Accordo politico, hanno partecipato alcuni deputati del Congresso nazionale generale. Altri restano fedeli al Congresso e martedì, secondo Abu Sahmain, i ‘falchi’ si sono riuniti per una sessione “valida” nella sede del Parlamento di Tripoli.
L’ostacolo maggiore, tuttavia, è un altro: Al Sarraj ha bisogno della “benedizione” del generale Khalifa Haftar. “Non accetteremo la divisione della Libia, la Libia resterà una sola”, ha detto il generale libico in un’intervista al quotidiano governativo egiziano Al Ahram che verrà pubblicata venerdì, affermando pronto a “sostenere qualsiasi governo di concordia che ottenga la fiducia del Parlamento” di Tobruk, (riconosciuto dalla comunità internazionale). “L’esercito non è coinvolto nelle vicende politiche – dice il generale, considerato uno dei principali oppositori dell’intesa sul governo di unità nazionale – e non formeremo un consiglio militare”. Ma, aggiunge, “non resteremo a guardare se il processo politico dovesse trascinare il Paese nel baratro”.
Il Consiglio di Stato libico è tornato a riunirsi oggi a Tripoli e ha eletto Abdul-Rahman Al-Swahili come suo presidente. Secondo l’agenzia di stampa Lana, al-Swahili ha ottenuto 53 voti mentre l’altro candidato alla guida del Consiglio di Stato, Ali Qazit, ha ottenuto solo 26 preferenze. Il voto palese è stato trasmesso in diretta dalle tv libiche. Al-Swahili è il leader del partito Unione per la Nazione (Al-Ittihad min Ajl Al-Watan), fondato nel 2012. E’ noto per essere stato tra gli oppositori di Muammar Gheddafi ed era tra i membri del Congresso nazionale generale, il Parlamento di Tripoli. Qazit era nel Congresso in rappresentanza della città di Misurata.
Intanto Ansar al Sharia, il gruppo jihadista attivo nell’est della Libia, ha pubblicato un manifesto nel quale definisce il premier designato al Sarraj “il nuovo Karzai della Libia”, in riferimento al presidente afghano, e rivendica due attacchi a Bengasi contro le forze filo-governative.