“La vera motivazione del licenziamento non è economica. Il nostro referente è stato allontanato perché dava fastidio”. A parlare è Gianni Boetto, portavoce del sindacato Adl Cobas in Veneto. E il licenziamento in questione è quello di un rappresentante della sigla sindacale, dipendente di Luxottica, la multinazionale dell’occhialeria di Belluno. Eppure, la società ha sempre coltivato l’immagine sociale di un’azienda attenta ai propri dipendenti: per esempio, in occasione dell’ottantesimo compleanno del patron Leonardo Del Vecchio, la multinazionale aveva regalato ai lavoratori un bonus del valore complessivo di 9 milioni di euro sotto forma di 140mila azioni gratuite. Ora, nella lettera di licenziamento, Luxottica spiega che il provvedimento “è motivato dalla soppressione della posizione lavorativa” del dipendente, ma il sindacato non crede a questa versione e in una nota parla di “rappresaglia antisindacale”. Contattata da ilfattoquotidiano.it, la società ha preferito non commentare la vicenda.

Il lavoratore, pur non facendo parte della rsu aziendale, da circa un anno svolgeva attività sindacale per conto di Adl Cobas, dopo un passato in Cgil. Nel verbale della direzione territoriale del lavoro che registra il tentativo (fallito) di conciliazione, emergono le posizioni delle due parti. Luxottica giustifica il licenziamento con la soppressione dell’unità, spiegando di volere “affidare l’attività ad un fornitore esterno”. Il lavoratore ritiene il provvedimento “illegittimo e discriminatorio nei suoi confronti, dovuto principalmente all’attività sindacale svolta”. E chiede di essere ricollocato, anche a un livello inferiore rispetto alla sua mansione, accettando anche il trasferimento in quattro sedi in Nord Italia. La società risponde che “non ha alcun intento discriminatorio nei confronti del lavoratore, dichiara che attualmente non ci sono posizioni lavorative disponibili compatibili con il livello professionale”.

Ma le parole dell’azienda non convincono il sindacato. “Non possiamo credere che, in una società che occupa migliaia di dipendenti, non si riesca a ricollocare un lavoratore. Per di più se accetta anche livelli inferiori alla sua attuale mansione – argomenta Boetto – Il nostro referente era già mobbizzato da tempo. L’unità dove lavorava, che ora è stata soppressa, contava solo due dipendenti. Erano stati relegati in un reparto dove ormai non facevano quasi nulla”. La tesi di Adl Cobas, dunque, è quella della “rappresaglia sindacale“. Il referente di Adl Cobas aveva sollevato una questione di fronte alla Direzione territoriale del lavoro (Dtl), una vertenza che poi ha dato vita a una causa legale intentata contro l’azienda. Il dipendente aveva evidenziato che, negli stabilimenti di Luxottica, se il Ferragosto era infrasettimanale veniva pagato, togliendo però un giorno dal monte ore ferie del lavoratore, cioè dai 20 giorni previsti dal contratto collettivo e dando vita alla cosiddetta monetizzazione delle ferie. La Dtl di Belluno, pur dichiarandosi incompetente “nell’interpretazione dei singoli contratti collettivi di lavoro”, ha riconosciuto che in questo caso non si può derogare alla disciplina di legge che vieta la monetizzazione delle ferie. E ancora, sulla stampa locale il referente Adl Cobas aveva criticato l’idea di forfettizzare gli straordinari, chiedendo l’assunzione di nuovo personale: “La soluzione non è il costante sovra utilizzo dei lavoratori in organico, a costi inferiori e in deroga alle giuste tutele del contratto collettivo”. Anche in questo caso, il dipendente ha fatto segnalazione alla Dtl di Belluno. Infine, il sindacato sottolinea un ulteriore aspetto delicato della vicenda: “Fatto che rende ancora più odioso ed eticamente inaccettabile il licenziamento è la condizione di categoria protetta (in questo caso non disabile, un equiparato ad orfano di guerra) del licenziato”.

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