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Ferrovie dello Stato, l’ad Mazzoncini indagato in inchiesta per truffa sui finanziamenti pubblici a Busitalia

L’ipotesi è che siano stati alterati i dati da inviare all’Osservatorio nazionale sulle politiche del trasporto pubblico e in base ai quali sono stati concessi i finanziamenti statali. Intanto il Tesoro conferma che è allo studio la fusione di Fs con Anas: "Buona idea, creerebbe il primo gruppo infrastrutturale italiano"
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L’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini, renziano doc nominato a novembre al posto di Michele Mario Elia, è indagato insieme ad altre quattro persone in un’inchiesta della procura di Perugia per presunta truffa ai danni dello Stato nell’ambito delle erogazioni pubbliche del ministero dei Trasporti, tramite la Regione, a Busitalia, di cui è stato numero uno, e Umbria Mobilità. L’ipotesi al centro dell’indagine è che siano stati alterati i dati da inviare all’Osservatorio nazionale sulle politiche del trasporto pubblico e in base ai quali sono stati concessi i finanziamenti. Tra gli indagati nell’indagine coordinata dal sostituto procuratore Manuela Comodi anche Enrico Grigliatti, della direzione amministrazione, finanza e controllo delle Fs, i manager umbri Franco Viola e Luciano Caporizzi e una dipendente di Umbria Mobilità.

Mazzoncini nel 2012 ha firmato un accordo con l’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi per la cosiddetta privatizzazione dell’Ataf, l’azienda tranviaria fiorentina, venduta dal comune allo Stato. Proprio nel giorno in cui si diffonde la notizia dell’indagine, il Tesoro conferma le indiscrezioni dei giorni scorsi sull’ipotesi di fondere le Fs con l’Anas, la società pubblica che gestisce la rete stradale e autostradale. L’operazione “è un’ipotesi allo studio, potrebbe essere una buona idea, creerebbe il primo gruppo infrastrutturale italiano”, ha detto infatti il capo della segretario tecnica del Tesoro, Fabrizio Pagani, parlando durante il Salone del Risparmio.

In serata Mazzoncini ha precisato di “non aver mai ricoperto cariche operative o di rappresentanza in alcuna delle società operanti in Umbria; di non aver conseguentemente mai preso in alcun modo parte né direttamente né indirettamente a trasmissioni di dati all’Osservatorio nazionale; e di essere quindi totalmente estraneo ai fatti contestati”.

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