I timori relativi al futuro dello stabilimento modenese della Maserati, gruppo Fiat Chrysler Automobiles, sono diventati realtà: a fine anno, e in anticipo rispetto alle previsioni, la Gran Cabrio e la Gran Turismo, attualmente assegnate alla fabbrica emiliano romagnola, andranno fuori produzione. E siccome nessun nuovo modello è stato affidato dalla casa madre allo stabilimento della Ghirlandina, a partire dal 1 gennaio 2017 a Modena si produrrà solo l’Alfa 4C. Un numero di veicoli insufficiente, però, a garantire l’occupazione per tutti gli operai. In viale Ciro Menotti si parla già di 120 esuberi. “La situazione è gravissima – spiega Cesare Pizzolla, segretario della Fiom Cgil modenese – Modena non si può permettere di perdere la produzione Maserati, quello in atto è un esproprio ai danni del territorio”.
Ai sindacati l’azienda ha fatto sapere che si cercherà un modello di nicchia del marchio extra lusso da poter assegnare allo stabilimento modenese. Ma non ci sono garanzie e finché non verranno sciolte le riserve da parte di Fca è difficile quantificare il numero di veicoli che verranno prodotti già a partire dal prossimo anno. “E comunque – precisa Pizzolla – la produzione non partirebbe a gennaio, perché ci vuole tempo per industrializzare un nuovo modello”. Così a Modena tira aria di sciopero. La città non ha dimenticato le parole dell’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne, che a marzo, invitato a inaugurare l’anno accademico dell’Università della Ghirlandina, diceva che il grosso della produzione Maserati “si fa già altrove”. E in fabbrica ci si prepara a mettere in atto nuove azioni di protesta. “Le ricadute, infatti – sottolinea la Fiom – non riguarderanno solo i lavoratori, ma anche l’indotto e tutto il territorio”.
La prima questione, fanno sapere le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto Fca, cioè Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic Confsal, Uglm e Aqcf, “è assumere da subito iniziative in grado di ridurre la cassa integrazione”. Per i 120 operai, poi, spiegano i sindacati, “Fca ha dato la disponibilità per il distacco di circa 50 persone in Ferrari, il passaggio di circa 10 persone nella divisione Maserati Corse, e la trasferta o trasferimento di eventuali volontari alla Sevel di Val di Sangro, a Termoli e, in futuro, anche a Cassino. Infine c’è la possibilità di aprire un percorso di uscita volontaria finalizzata alla pensione”.
Ma solo un nuovo modello Maserati potrà risolvere i problemi dello stabilimento di Modena, che già da tempo fa i conti con un significativo calo della produzione. E in vista del prossimo incontro di luglio con i vertici dell’azienda, durante il quale Fca dovrebbe comunicare l’intenzione o meno di continuare a produrre autovetture a marchio Tridente nello stabilimento emiliano romagnolo, la Fiom chiama a raccolta le istituzioni e le altre sigle sindacali. “Anche un cieco vedeva che saremmo arrivati qui, e a Modena di ciechi ce ne sono stati tanti sulla vicenda Maserati – sottolinea Pizzolla – è necessario, però, che ora tutti si impegnino a far sì che questa nefasta previsione non si avveri”.
All’appello ha risposto la Regione Emilia Romagna, che ha annunciato un prossimo incontro tra i vertici Maserati e il governatore Pd Stefano Bonaccini. “Il nostro obiettivo principale è salvaguardare l’occupazione ma anche le produzioni – sottolinea l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi – tanto più per un marchio come Maserati, la cui storia è indelebilmente legata al territorio, terra di motori”. Il deputato modenese del Partito democratico Davide Baruffi, componente della commissione Lavoro della Camera, poi, ha annunciato che presenterà una nuova interrogazione al governo sul futuro produttivo di Maserati a Modena. “Considero inaccettabile quanto sta accadendo in Maserati, specie a fronte degli annunci di Marchionne che, ancora a Modena, ribadiva la previsione della piena occupazione per il gruppo Fca entro il 2018”.
Lavoro & Precari
Maserati, dal 2017 stop alla produzione a Modena. Sindacati: “Rischio di 120 esuberi e impatto sull’indotto”
A fine anno usciranno di scena la Gran Cabrio e la Gran Turismo, attualmente assegnate allo stabilimento emiliano romagnolo. Per mantenere tutti i posti di lavoro serve un nuovo modello, ma per ora Fiat Chrysler non ha sciolto le riserve. Il deputato Pd Baruffi: "Inaccettabile, Marchionne ha promesso piena occupazione entro il 2018"
I timori relativi al futuro dello stabilimento modenese della Maserati, gruppo Fiat Chrysler Automobiles, sono diventati realtà: a fine anno, e in anticipo rispetto alle previsioni, la Gran Cabrio e la Gran Turismo, attualmente assegnate alla fabbrica emiliano romagnola, andranno fuori produzione. E siccome nessun nuovo modello è stato affidato dalla casa madre allo stabilimento della Ghirlandina, a partire dal 1 gennaio 2017 a Modena si produrrà solo l’Alfa 4C. Un numero di veicoli insufficiente, però, a garantire l’occupazione per tutti gli operai. In viale Ciro Menotti si parla già di 120 esuberi. “La situazione è gravissima – spiega Cesare Pizzolla, segretario della Fiom Cgil modenese – Modena non si può permettere di perdere la produzione Maserati, quello in atto è un esproprio ai danni del territorio”.
Ai sindacati l’azienda ha fatto sapere che si cercherà un modello di nicchia del marchio extra lusso da poter assegnare allo stabilimento modenese. Ma non ci sono garanzie e finché non verranno sciolte le riserve da parte di Fca è difficile quantificare il numero di veicoli che verranno prodotti già a partire dal prossimo anno. “E comunque – precisa Pizzolla – la produzione non partirebbe a gennaio, perché ci vuole tempo per industrializzare un nuovo modello”. Così a Modena tira aria di sciopero. La città non ha dimenticato le parole dell’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne, che a marzo, invitato a inaugurare l’anno accademico dell’Università della Ghirlandina, diceva che il grosso della produzione Maserati “si fa già altrove”. E in fabbrica ci si prepara a mettere in atto nuove azioni di protesta. “Le ricadute, infatti – sottolinea la Fiom – non riguarderanno solo i lavoratori, ma anche l’indotto e tutto il territorio”.
La prima questione, fanno sapere le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto Fca, cioè Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic Confsal, Uglm e Aqcf, “è assumere da subito iniziative in grado di ridurre la cassa integrazione”. Per i 120 operai, poi, spiegano i sindacati, “Fca ha dato la disponibilità per il distacco di circa 50 persone in Ferrari, il passaggio di circa 10 persone nella divisione Maserati Corse, e la trasferta o trasferimento di eventuali volontari alla Sevel di Val di Sangro, a Termoli e, in futuro, anche a Cassino. Infine c’è la possibilità di aprire un percorso di uscita volontaria finalizzata alla pensione”.
Ma solo un nuovo modello Maserati potrà risolvere i problemi dello stabilimento di Modena, che già da tempo fa i conti con un significativo calo della produzione. E in vista del prossimo incontro di luglio con i vertici dell’azienda, durante il quale Fca dovrebbe comunicare l’intenzione o meno di continuare a produrre autovetture a marchio Tridente nello stabilimento emiliano romagnolo, la Fiom chiama a raccolta le istituzioni e le altre sigle sindacali. “Anche un cieco vedeva che saremmo arrivati qui, e a Modena di ciechi ce ne sono stati tanti sulla vicenda Maserati – sottolinea Pizzolla – è necessario, però, che ora tutti si impegnino a far sì che questa nefasta previsione non si avveri”.
All’appello ha risposto la Regione Emilia Romagna, che ha annunciato un prossimo incontro tra i vertici Maserati e il governatore Pd Stefano Bonaccini. “Il nostro obiettivo principale è salvaguardare l’occupazione ma anche le produzioni – sottolinea l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi – tanto più per un marchio come Maserati, la cui storia è indelebilmente legata al territorio, terra di motori”. Il deputato modenese del Partito democratico Davide Baruffi, componente della commissione Lavoro della Camera, poi, ha annunciato che presenterà una nuova interrogazione al governo sul futuro produttivo di Maserati a Modena. “Considero inaccettabile quanto sta accadendo in Maserati, specie a fronte degli annunci di Marchionne che, ancora a Modena, ribadiva la previsione della piena occupazione per il gruppo Fca entro il 2018”.
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".