Il Cane a sei zampe ha comprato una pagina di pubblicità sui maggiori quotidiani per difendersi. Angelo Bonelli: "Non ci si autoassolve dalle proprie responsabilità con i soldi anche dei contribuenti italiani, considerato che Eni è compartecipata dallo Stato. Il gruppo ha vertenze sulle bonifiche nei siti di Porto Torres, Priolo, Napoli Orientale, Brindisi, Pieve Vergonte, Cengio, Crotone, Mantova e Gela"
“Chi ci conosce davvero sa che salute, sicurezza e ambiente sono la nostra priorità assoluta”. A sostenerlo è l’Eni, in un avviso a pagamento di una pagina intera pubblicato sui principali quotidiani dopo che le carte dell’inchiesta della procura di Potenza sul Centro oli di Viggiano hanno rivelato che il gruppo taceva sui malori dei dipendenti per evitare di suscitare allarmi e che uno studio dell’Istituto superiore di sanità ha messo nero su bianco che in Basilicata c’è un “eccesso di mortalità per tumori”. I Verdi, attraverso il portavoce Angelo Bonelli, replicano ricordando che il Cane a sei zampe “negli ultimi anni è stata condannata dai tribunali della Repubblica italiana per inquinamento e a pagare risarcimenti per danni ambientali e che su di lei sono in corso diverse inchieste giudiziarie”. “Chiedo a Eni”, chiosa Bonelli, “meno pubblicità sui giornali e più bonifiche, perché non ci si autoassolve dalle proprie responsabilità con i soldi anche dei contribuenti italiani considerato che Eni è compartecipata dallo Stato“.
“Eni ha vertenze sulle bonifiche nei siti di Porto Torres, Priolo, Napoli Orientale, Brindisi, Pieve Vergonte, Cengio, Crotone, Mantova e Gela. Per fare solo un esempio, nel luglio 2008 il Tribunale di Torino ha condannato la società Syndial – controllata da Eni – al pagamento di una multa di circa 1,9 miliardi di euro per aver inquinato il Lago Maggiore col Ddt nel periodo 1990–1996”, continua Bonelli. “A Gela per la prima volta una perizia medica del tribunale, ha messo in relazione le malformazioni dei bambini, che alcune statistiche indicano tra le più alte del mondo, con l’inquinamento ambientale provocato dalla raffineria dell’azienda di Stato controllata dal ministero dell’Economia”.
E ancora: “E’ la Corte dei Conti che ricorda ad Eni i suoi contenziosi ambientali e chiunque può leggere cosa scrivono i magistrati contabili da pagina 54 a pagina 65 della Determinazione n. 79/2013 della Corte, Sezione Controllo sugli enti. Per bonificare i siti sopra elencati ci vorrebbero secondo stime prudenti circa 15 miliardi di euro, ma in Italia purtroppo il principio chi inquina paga non si applica”.
Eni, nel suo annuncio, risponde alle “gravi accuse che mettono in dubbio l’operato di alcuni nostri colleghi che hanno portato alla sospensione delle attività del Centro Olio Val d’Agri, in Basilicata” citando “dati” e “risultati” che dimostrerebbero il rispetto di salute e ambiente. “Solo tra il 2009 e il 2015 abbiamo investito 6,1 miliardi di euro in salute, ambiente, sicurezza e bonifiche”, si legge. “E ne investiremo altri 3,4 nei prossimi 4 anni”. Poi si sostiene che “tutti gli studi effettuati in val d’Agri hanno stabilito che la reiniezione delle acque svolta presso il Centro Olio di Viggiano non solo è conforme alla legge italiana e alle autorizzazioni vigenti, ma anche alle migliori prassi internazionali”.