“Il livello del rapporto debito/pil nel 2017 è superiore di circa 3 punti percentuali rispetto alle stime della Nota di Aggiornamento di settembre” e “la stima del 132,4 per cento per il 2016 risulta superiore di circa 1 punto percentuale di pil rispetto alla stima dello scorso settembre”. Il motivo? “Per metà la revisione al ribasso della stima del pil e, per l’altra metà, il più elevato stock finale del debito“. Bastano tre frasi per seppellire le ottimistiche previsioni che il ministro Pier Carlo Padoan ostentava esattamente un anno fa, pronosticando “l’addio all’incubo della montagna di debito pubblico”. Il Documento di economia e finanza 2016, varato venerdì scorso, mette nero su bianco che la zavorra si sta alleggerendo molto meno di quanto prefigurato nel 2015 dal governo Renzi. Ammesso che tutto vada per il verso giusto e che le previsioni non vengano nuovamente riviste in peggio, quest’anno il rapporto calerà solo di 0,3 punti percentuali rispetto al 132,7% registrato nel 2015.

A colpire è soprattutto la distanza tra le nuove previsioni e quelle rese pubbliche sette mesi fa. Al lordo dei prestiti dell’Italia agli altri paesi Ue e del contributo al Fondo europeo di stabilità, il Def 2016 vede il debito/pil di quest’anno al 132,4% contro il 131,4% stimato lo scorso settembre. Una differenza che vale circa 16 miliardi. Per l’anno prossimo la previsione è del 130,9%, contro il 127,9% dell’aggiornamento del Def 2015: 48 miliardi di gap. Per il 2018 lo scostamento è di addirittura 5,7 punti percentuali, pari a oltre 91 miliardi: 128% contro 123,7%.

 Aggiornamento Def 2015

Def 2016

 

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