Foto di Lidia Urani

Il Brasile, lo sanno tutti, è il paese del colore. I brasiliani hanno una forte tendenza a utilizzare indumenti variopinti, così come sono variopinti, nelle zone popolari, gli esercizi commerciali, per non parlare del Carnevale, una vera e propria apoteosi del colore. Non si può dire che sia così anche nelle favelas, anche questo lo sanno tutti. Purtroppo le comunità povere, sebbene spesso ispiratrici e madri del Carnevale stesso, sono perlopiù abbandonate a se stesse e molto raramente le casette abbarbicate sulle colline e addossate l’una all’altra hanno colori diversi da quelli del laterizio e del cemento.  Da qualche tempo la nostra Ong Para Ti ha varato un progetto intitolato “Cores Para Ti” (Colori Per Te), il cui intento è quello di ridipingere totalmente le pareti delle casette delle favelas, spesso fatiscenti.

Il progetto prevede la presa di accordi con la popolazione locale per l’autorizzazione a dipingere e la scelta dei colori, il reperimento del materiale con l’aiuto di donazioni, l’organizzazione di eventi di pittura che coinvolgano volontari di ogni provenienza, il coinvolgimento di artisti di strada, soprattutto “grafiteros”, per la decorazione speciale di alcune pareti. Para Ti ha aderito poi alle “Giornate delle Buone Azioni”, indette dall’Onu per il 9 e 10 aprile. Grazie alla visibilità data dall’evento ufficiale, sabato scorso l’evento è stato un grande successo che ha coinvolto più di 100 volontari provenienti da tutte le parti di Rio de Janeiro, da Usa, Italia, Francia e altri paesi e 20 “grafiteros” della città, che hanno dipinto buona parte dell’abitato sotto la direzione dell’ideatrice del progetto: Lidia Urani, presidente della Ong. L’entusiasmo e l’energia create hanno contribuito a coinvolgere anche la popolazione locale, abituata di solito a sentirsi esclusa, discriminata e abbandonata.

L’iniziativa è rivoluzionaria non tanto per l’intervento artistico, che nelle favelas non è una novità, bensì per la capacità che ha avuto di coinvolgere decine e decine di volontari, creando un format che si potrà ripetere anche in altre favelas ovunque. I partecipanti inoltre hanno portato significativo beneficio economico ai poverissimi esercizi di ristorazione locali. Il risultato non sono solo casette variopinte, bensì cooperazione tra persone provenienti da situazioni sociali completamente diverse una dall’altra, educazione all’estetica e alla cura dell’ambiente nel quale si vive, coinvolgimento della popolazione locale incoraggiata così una volta di più a combattere contro l’abbandono, la violenza, l’esclusione, la mancanza di speranza a veder migliorare un ambiente di solito sporco, poco salutare e fatiscente, talvolta al di là dell’immaginazione. D’altra parte i volontari provenienti da famiglie di classe media o benestanti della città hanno avuto modo di avvicinarsi, forse molti per la prima volta, al difficile mondo della povertà delle favelas, quasi invariabilmente guardato con sospetto e pregiudizio. Il dialogo e l’osmosi sociale sono possibili e addirittura strategici per contribuire a far fronte a una situazione sempre più difficile e spesso incancrenita.

Non si tratta di un intervento spot, bensì di un progetto che durerà negli anni, il quale si va a inserire in un più ampio programma della ong che opera in loco da 25 anni dando educazione e sostegno a centinaia di bambini della favela e alle loro famiglie, con numerose attività didattiche, culturali, pratiche e artistiche.
L’operazione, il cui costo è stato di 200€ arrivati da una donazione, è coordinata con le attività di “Residenza d’artista” e di “Volontariato” di Para Ti, aperta a collaborazioni con persone provenienti da tutto il mondo. L’obbiettivo è quello di dare colore, condivisione, entusiasmo, sostegno e fiducia a comunità che hanno estremo bisogno di sostegno soprattutto sul piano umano. Il progetto avrà anche una ricaduta sul piano dell’afflusso turistico poiché i visitatori della città hanno già mostrato grande interesse a visitare quella che è stata battezzata “Favela d’Artista”, con sicuro beneficio degli esercizi di ristorazione e commerciali delle comunità stesse, che vantano, tra l’altro una interessante produzione artigianale che utilizza all’80% materiali di riciclo. Inclusione sociale che mira a condividere bellezza, colore, entusiasmo, amore che possano dare contributo nel contrastare la violenza (spesso inimmaginabile), l’odio e l’abbandono che sempre di più caratterizzano gli ambienti degradati. La partecipazione all’operazione, per la quale sono previsti diversi interventi nel corso dell’anno, è aperta a tutti. Per info unaltrosguardo@libero.it

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Panama Papers, Cameron: “Ho venduto quote prima del 2010 per evitare conflitti d’interesse. Ora stretta anti-evasione”

next
Articolo Successivo

Terrorismo, i jihadisti del Belgio ovvero la banda di Molenbeek

next