E’ stato definito il “caso della svendita Gesturist”, un’inchiesta che ha coinvolto dirigenti, manager, e un ex sindaco del Pd, Nivardo Panzavolta, alla guida del comune di Cesenatico dal 2006 al 2011. Dopo diversi rinvii, è attesa per martedì 12 aprile, in tribunale a Forlì, la prima udienza del processo, che punterà a fare luce sulla scissione della società, la Gesturist appunto, specializzata nei servizi per il turismo e nella manutenzione del verde, fino al 2011 di proprietà dell’amministrazione comunale.
Sotto accusa ci sono 6 persone. Oltre a Panzavolta, Terzo Martinetti, direttore generale di Gesturist fino al 2011 e in seguito amministratore delegato, Giancarlo Paganelli e Stefano Grandi, ex presidenti della società, l’allora direttore generale del comune di Cesenatico, Anna Maria Ori, e Roberto Camporesi, consulente della Gesturist. Per loro, nel marzo 2015, il pubblico ministero di Forlì Filippo Santangelo, insieme al procuratore capo Sergio Sottani, ha chiesto il rinvio a giudizio per diversi capi di imputazione. Tra i reati contestati ci sono abuso d’ufficio, truffa in concorso, falso ideologico e falso materiale.
Per capire la vicenda bisogna tornare indietro al 2011, quando l’amministrazione avvia la scissione della Gesturist, una società misto pubblico-privato, di cui il comune di Cesenatico detiene oltre il 74%. Si occupa di attività legate al turismo e all’ambiente, dei servizi cimiteriali e di illuminazione pubblica. Secondo il Movimento 5 stelle, però, l’operazione nasconde parecchie irregolarità. Così gli allora consiglieri regionali Giovanni Favia e Andrea Defranceschi (oggi espulsi dal M5s) insieme all’eletto in comune a Cesenatico Alberto Papperini, presentano un esposto alla procura e una segnalazione alla Corte dei conti. Secondo il Movimento si tratta di un “uso personalistico della cosa pubblica” che ha portato un vantaggio ai privati a danno delle casse comunali. “La Gesturist Spa – spiegano – ha attuato una serie di operazioni societarie che l’hanno portata a dividersi in due società: la prima da cedere ai privati, la good company, cui sono stati assegnati i beni immobili più pregiati, la seconda, la bad company, destinata ad esser posseduta al 100% dal Comune, a cui sono rimaste le briciole”.
Parte l’indagine, che sembra confermare i sospetti dei 5 stelle. A marzo 2015 la richiesta di rinvio a giudizio per 6 persone e l’archiviazione per i tecnici che avevano collaborato alla vendita. Secondo gli inquirenti l’ex sindaco, insieme alla direttrice del Comune e al manager di Gesturist, Martinetti, avrebbero fornito una ricostruzione della realtà non veritiera, mettendo sul tavolo “un diritto di prelazione dei soci di Gesturist sul patrimonio societario del Comune”.
Il tutto per ottenere il via libera del consiglio comunale alla scissione e favorire l’acquisizione di Gesturist da parte dei privati. Attraverso consulenze fasulle, poi, sarebbe stato gonfiato il valore dei beni di proprietà e nascosti alcuni crediti inesigibili. Una serie di operazioni che avrebbe portato un danno alle casse pubbliche di oltre 4 milioni di euro. “Il processo – commenta Papperini, oggi candidato sindaco per i 5 stelle – farà chiarezza su quella che potrebbe essere ricordata come la più grande truffa degli ultimi 30 anni in Romagna nei confronti di un ente pubblico”.