Cristiano Fabris, torinese di 43 anni, è stato lasciato dal fidanzato. Per lui aveva anche rinunciato a un lavoro a tempo indeterminato. Ma da lì, nel giro di sei mesi, è ripartito. Si è "scoperto" giornalista e per pagare le spese ha sposato la filosofia del car sharing. E dice: "Oggi vivo finalmente alla giornata e sogno di comprare un camper più bello"
“Il vero arricchimento è aprire la finestra e trovare ogni mattina un panorama diverso”. Cristiano Fabris si racconta da Milano, “ma tra un paio d’ore parto per Viareggio”. Già, perché questo 43enne di Torino da un anno e mezzo vive su un camper. Una scelta così drastica non è mai frutto del caso: “È successo qualcosa che ha cambiato la mia vita e a quel punto è la vita che ha cambiato me”, racconta a ilfattoquotidiano.it. È il settembre 2014 quando il suo compagno sale sul camper – a quel tempo destinato solo alle vacanze – e gli comunica che la loro storia è finita. “Sono cose che capitano a tutti – sottolinea – se non fosse che cinque giorni prima avevo lasciato il mio lavoro a tempo indeterminato per seguirlo nella sua città”. A quel punto trasferirsi sul camper diventa una necessità: “Avevo un mutuo di trent’anni sulle spalle e l’unico modo per pagarlo era tenere la casa affittata – spiega -, e poi non avevo alcuna intenzione di tornare da mamma e papà”.
Così decide di cambiare vita e ricominciare da zero: “Ho passato sei mesi a mettere insieme i cocci, poi ho deciso di ripartire dalle mie due più grandi passioni: il camper e la scrittura”, ricorda. E nel frattempo riesce anche a scrivere e pubblicare il suo primo libro Ci aggiorniamo. Manuale per imparare a conoscere e a difendersi dal Milanese adottato. Ma fino a quel momento per Cristiano la scrittura era stata solo un passatempo: “Da alcuni anni collaboravo con siti e testate che si occupano di motori, ma non avevo mai considerato il giornalismo un lavoro”, ammette.
La nuova vita a quattro ruote gli fa capire che quella passione può trasformarsi in un’occupazione vera e propria: “All’inizio mi proponevo alle testate per seguire gli eventi più importanti per loro – spiega -, ora invece sono quasi sempre io a decidere dove andare, mi lascio trasportare da quello che voglio raccontare”. Poi ci sono gli eventi eccezionali. “Le agenzie hanno battuto la notizia della strage di Parigi alle 22.40 – ricorda – io alle 22.50 ero già partito per la capitale francese e dopo sei ore ero sul posto”.
Ora Cristiano ha capito che la mobilità è il vantaggio maggiore che ha sugli altri colleghi, ma i primi tempi non è stato facile mantenersi. Così ha deciso di sposare la filosofia della sharing economy: “Ho dato passaggi attraverso BlaBlaCar, organizzato cene su Gnammo, condiviso i miei attrezzi sportivi – ricorda -, insomma, mi sono rimboccato le maniche”. Con il passare dei mesi le cose si sono sistemate: “Certo, gli inconvenienti ci sono di continuo – ammette -, dalla stufa che si rompe nel cuore della notte, alla difficoltà di trovare piazzole di sosta degne di questo nome, purtroppo l’Italia non è ancora pronta per chi decide di vivere come me”.
Difficoltà a parte, in questo anno e mezzo ha già percorso 90mila chilometri: “La trasferta a Capo Nord in pieno in inverno è quella che più mi porto nel cuore, ero a -26 gradi dentro al mio camper e lì ho finalmente capito cosa vuol dire essere padrone dei miei spazi”, ammette.
Ma i suoi come hanno preso questo cambio di vita? “All’inizio i miei genitori mi dissero di trovarmi un altro lavoro, mi dicevano: cosa succederà se starai male o quando invecchierai?”, ricorda. Cristiano ha deciso comunque di portare avanti la sua personale rivoluzione: “Non mi hanno dato supporto, ma so che potrò sempre fare affidamento su di loro”, spiega. E in questo modo ha anche imparato a fare i conti con la solitudine: “Per anni ho vissuto a Milano e non rinnego nulla – ammette -, ma ora ho finalmente imparato a distinguere i veri amici dagli opportunisti”.
D’altronde anche il silenzio può essere un ottimo compagno: “Spesso le persone hanno paura di restare sole perché non sono capaci di ascoltarsi e di seguire le loro passioni – spiega -, io ora ho capito che se non stai bene con te stesso, non puoi pretendere di stare bene in mezzo agli altri”. E in questo modo anche il futuro smette di fare paura: “Oggi vivo finalmente alla giornata, senza stare a pensare a quello che succederà domani”, ammette. Un sogno nel cassetto, però, ce l’ha anche lui: “Appena avrò messo da parte un po’ di soldi comprerò un camper più bello”.