Dimmi quali batteri ospiti e ti dirò come combattere l’obesità. Il futuro della medicina sarà sempre più basato sulle terapie personalizzate, cucite su misura sul paziente, in base alla sua storia genetica e clinica, e alla patologia da curare. In quest’ottica, riveste un ruolo fondamentale la conoscenza delle cellule microbiche che a miliardi popolano il corpo umano. Gli esperti lo chiamano microbiota. Si tratta di un vero e proprio esercito di colonizzatori, dieci volte più numerosi delle cellule del corpo, che pesano complessivamente quasi 1,5 chili, come il cervello, e abitano prevalentemente nell’intestino. Studiando questi microrganismi, medici e ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, hanno scoperto che alcune specie di quella che un tempo era nota come flora intestinale sono associate a fegato grasso e obesità infantili. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista specializzata Hepatology.
Gli esperti dell’ospedale romano – che un anno fa sono riusciti a realizzare una mappa dettagliata del microbiota umano – hanno, infatti, dimostrato che nell’intestino dei bambini obesi e con fegato grasso alcune famiglie di batteri, come Ruminococcus e Dorea, sono troppo numerose se paragonate a quelle presenti in un individuo sano. Altre, invece, come Oscillospira, sono troppo esigue.
“Dallo studio emergono due risultati molto importanti, soprattutto per i pediatri. Innanzitutto – sottolinea Valerio Nobili, responsabile malattie epato-metaboliche del Bambino Gesù -, per avere un fegato sano bisogna avere un intestino sano, popolato cioè da batteri amici. In secondo luogo, è necessaria una più scientifica e aggiornata prescrizione dei probiotici per i bambini. Questa ricerca, infatti – sottolinea l’esperto -, conferma l’importanza strategica del ruolo dei probiotici nell’obesità e nel fegato grasso, ma anche e soprattutto la necessità di nuove associazioni e formulazioni di batteri per combattere queste patologie. Parallelamente, evidenzia l’inutilità dell’uso indiscriminato delle formulazioni esistenti”.
I probiotici, infatti, – secondo una nota del Bambino Gesù che cita dati dell’IMS medical audit 2014 – sono al primo posto tra gli integratori prescritti in Italia, con una percentuale del 12,6%, seguiti dai prodotti per le articolazioni (8,9%) e da quelli oftalmici (8,2%). Tra i medici che prescrivono probiotici, in cima alle statistiche svettano di gran lunga i pediatri, il 73% del totale, seguiti dai gastroenterologi (9,8%). Per avere un’idea del giro di affari correlato ai probiotici – sottolineano gli esperti dell’ospedale romano, riportando le stime di “marketsandmarkets” – si calcola che nel 2016 si spenderanno nel mondo 42 miliardi di dollari.
Lo studio del Bambino Gesù, focalizzato sul legame tra alterazione della flora intestinale e obesità infantile, apre la strada alla creazione e prescrizione di probiotici personalizzati per i bambini obesi e colpiti da fegato grasso. Farmaci su misura capaci di favorire la rigenerazione dell’organo e il recupero del peso ottimale.
“Con gli studi sul microbiota intestinale in pediatria si può sviluppare una nuova medicina dei sistemi. Una medicina – spiega Lorenza Putignani, responsabile di parassitologia del Bambino Gesù – in grado di evidenziare il ruolo delle comunità microbiche nell’insorgenza e progressione delle patologie. Questo aspetto – conclude la studiosa – è fondamentale soprattutto nel periodo di crescita del bambino, quando si gettano le basi per preparare lo stato di salute durante tutte le fasi successive di vita: dall’infanzia alla vita adulta, fino alla senescenza”.