Esposto del commissario della Vigilanza Michele Anzaldi (Pd). Indirizzato al presidente dell’Autorità garante per le comunicazioni, Angelo Marcello Cardani. Nel quale si chiede di verificare se siano state disattese le regole che garantiscono “lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale”. Oltre a “coniugare il principio di libertà con quello di responsabilità”
Non si placano le polemiche dopo la discussa intervista a Salvo Riina, figlio del boss di Cosa Nostra Totò Riina all’ergastolo in regime di 41-bis, mandata in onda la settimana scorsa dalla trasmissione di Raiuno Porta a Porta, condotta da Bruno Vespa. Una vicenda di cui si occuperà anche la commissione di Vigilanza dove, mercoledì prossimo, sono attesi i vertici di Viale Mazzini. Ma non è tutto. Perché con un esposto inviato al presidente Angelo Marcello Cardani, firmato dal commissario della stessa Vigilanza Michele Anzaldi del Partito democratico, il caso è finito anche sul tavolo dell’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom). Alla quale il deputato dem chiede di “verificare eventuali violazioni” del contratto di servizio.
Un’iniziativa seguita alla già dura presa di posizione con la quale il parlamentare dem aveva aspramente criticato il direttore generale e il presidente della Rai, Antonio Campo Dall’Orto e Monica Maggioni. “L’intervento del figlio del boss Totò Riina a Porta a Porta ha scatenato proteste e indignazione non soltanto tra cittadini e familiari delle vittime della mafia, ma anche nelle istituzioni”, ricorda Anzaldi nell’esposto. Citando innanzitutto il presidente del Senato Pietro Grasso. Che “ha sottolineato il paradosso di aver fatto firmare a Riina jr la liberatoria solo dopo l’intervista, a differenza di quanto accaduto a lui ex magistrato in prima linea contro la mafia, e ha messo in guardia contro la banalizzazione di Cosa Nostra nell’intervista” stessa. “Peraltro è stato proprio l’editore del libro di Salvo Riina, Mario Tricarico, a confermare che il figlio del boss ha preteso di firmare la liberatoria solo dopo aver rivisto l’intervista”, prosegue il commissario renziano della Vigilanza. Senza contare le dichiarazioni della presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, che “ha parlato di messaggi inquietanti lanciati da un intervistato omertoso e reticente”.
Proprio durante il dibattito nell’organismo guidato dall’ex ministra del governo Prodi (dove Campo Dall’Orto e Maggioni sono già stati auditi), insiste Anzaldi, “sono emerse ulteriori analisi preoccupanti”. Come quella del commissario Giuseppe Lumia, secondo il quale nel corso della trasmissione “sono passati messaggi mafiosi”. E se il vice presidente della commissione Claudio Fava “ha parlato di domande con il permesso”, Corradino Mineo ha parlato “di vittime poste sullo stesso piano dei carnefici”. Proprio alla luce delle numerose critiche e del dibattito che si è sviluppato in commissione Antimafia, il deputato dem chiede “all’Agcom di verificare se l’intervista a Riina jr non abbia configurato la violazione del contratto di servizio Rai, in particolare all’articolo 2 quando prevede di garantire ‘lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale’, e all’articolo 4, quando richiede il rigoroso rispetto della deontologia professionale per ‘coniugare il principio di libertà con quello di responsabilità’ nel rispetto della dignità della persona”.
Twitter: @Antonio_Pitoni