Presentato in commissione Affari costituzionali della Camera il testo a prima firma del deputato Danilo Toninelli. Agli antipodi rispetto a quello del vice segretario del Pd Lorenzo Guerini. I grillini lasciano inalterata la disciplina prevista dalle norme vigenti su forma e organizzazione. Ma introducono un giro di vite in tema di trasparenza finanziaria. Divieto di accettare contributi se il finanziatore chiede l’anonimato. Abbassate le soglie minime da dichiarare e pesanti, sanzioni pecuniarie per chi sgarra. Restrizioni per le fondazioni politiche
Non si parla né di forma giuridica né di statuti. Ma la proposta di legge (pdl) del Movimento 5 Stelle sulla trasparenza dei partiti e dei movimenti politici, depositata in commissione Affari costituzionali della Camera, è tutta incentrata sulla gestione finanziaria. Il testo, a prima firma del deputato Danilo Toninelli, si colloca agli antipodi rispetto alla pdl del vice segretario del Partito democratico, Lorenzo Guerini. Che impone alle liste, quale condizione per poter correre alle elezioni nazionali, di dotarsi di uno statuto regolato dalla legge, di acquisire la personalità giuridica attraverso un passaggio dal notaio e di iscriversi nell’apposito registro. Previsioni che, se approvate, decreterebbero di fatto la fine del M5S nella sua forma attuale. Non c’è da stupirsi, quindi, se nella proposta dei grillini, norme sulla trasparenza finanziaria a parte, manchi ogni riferimento alla disciplina giuridica dei partiti e del loro funzionamento interno. Lasciando di fatto immutato il regime attualmente vigente.
DIVIETO DI ANONIMATO – Ma cosa prevede nel dettaglio la proposta del deputato Toninelli? Per cominciare introduce il divieto, per i partiti e i movimenti politici, “di accettare contributi o altre forme di sostegno”, anche attraverso “la messa a disposizione di servizi”, da parte “di persone fisiche o giuridiche che non acconsentano alla pubblicità dei relativi dati”. Non potranno, quindi, essere accettate donazioni (“di qualsiasi importo”) dal finanziatore che subordini il suo stanziamento alla garanzia dell’anonimato. La pdl vieta inoltre di accettare “contributi provenienti da Stati esteri o da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero o da persone fisiche non iscritte nelle liste elettorali o comunque private del diritto di voto alle elezioni nazionali”. Parallelamente, sono previsti limiti e vincoli all’utilizzazione dei contributi, “a qualunque titolo erogati” da “soggetti pubblici o privati”, che possono essere impiegati “esclusivamente per spese amministrative, spese per attrezzature tecniche, manifestazioni, riunioni, studi, informazioni e pubblicazioni o per altre spese comunque strettamente connesse alla realizzazione degli obiettivi previsti dallo statuto”. Ma non è tutto. “In occasione delle elezioni di qualunque grado”, è fatto obbligo a partiti e movimenti politici “di pubblicare nel proprio sito internet il curriculum vitae di ciascun candidato e il relativo certificato penale rilasciato dal casellario giudiziale non oltre sessanta giorni prima della data di svolgimento dell’elezione”. Ancora: a pdl assegna ad “un’apposita sezione della Corte dei Conti”, denominata “Commissione”, la funzione di “controllo dei bilanci e dei rendiconti”.
FONDAZIONI TRASPARENTI – Il testo reintroduce anche l’obbligo di dichiarazione congiunta per le erogazioni in favore dei partiti di importo superiore a 1.000 euro (attualmente la soglia minima è di 5 mila euro). “Le dichiarazioni relative ai contributi ricevuti nei sei mesi precedenti le elezioni per il rinnovo delle Camere – inoltre – sono pubblicate entro i dieci giorni successivi al loro ricevimento”. Viene ridotto da 100 mila a 18 mila euro l’anno “il limite massimo per i contributi erogati dalle persone e dalle società” e da 30 mila a 5 mila l’importo dei contributi in favore dei partiti a cui si applica la detrazione nella misura del 26 per cento”. Escludendo da tale agevolazione i “contributi erogati in favore dei partiti da eletti o candidati”. La pdl comprende anche una norma per la “trasparenza nei rapporti tra partiti politici e fondazioni politiche”. Nella cui nozione vanno ricondotte “le fondazioni e le associazioni la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici” o “siano composti in tutto o in parte da persone che rivestono la qualità di esponente di un partito o movimento politico”. Insomma, ricadono sotto la norma, fondazioni e associazioni controllate (in tutto o in parte) da un partito politico. Ma anche quelle che “eroghino somme a titolo di liberalità o contribuiscano in misura pari o superiore a euro 5.000 al finanziamento di iniziative o servizi resi a titolo gratuito in favore di partiti, movimenti politici o loro articolazioni interne o di persone che rivestono la qualità di esponente di un partito o movimento politico”. Non solo. Ciascun partito o movimento politico “può essere collegato formalmente ad una sola” fondazione o associazione, che “sono equiparate ai partiti e movimenti politici”.
CHI SBAGLIA PAGA – Uno dei cinque articoli di cui si compone la pdl (il quarto) è, infine, dedicato alle sanzioni pecuniarie irrogate dalla Commissione nei casi violazione delle disposizioni in materia di trasparenza. Sanzioni di importo “non inferiore al triplo e non superiore al quintuplo del vantaggio economico conseguito dal partito o movimento politico”. E alle quali si aggiunge, qualora la violazione accertata sia relativa ad un importo superiore ai 50 mila euro, il divieto “di ricevere qualsiasi tipo di contributo pubblico o privato, per qualsiasi finalità erogato o ricevuto, per un tempo non inferiore a un anno e non superiore a cinque”. Un testo, come detto, che nel suo complesso si pone agli antipodi rispetto all’impianto della pdl del vicesegretario del Pd, Guerini. Due estremi, insomma, tra i quali, il presidente della commissione Affari costituzionali, Andrea Mazziotti, di Scelta civica, ha tentato una mediazione con un’ulteriore proposta a sua firma presentata nei giorni scorsi. E che, se da un lato esclude i rigidi formalismi previsti dalla pdl del vice segretario dem, dall’altro impone, nel silenzio del testo dei 5 Stelle, la pubblicità delle norme statutarie che regolano processi decisori, espulsioni, titolarità del simbolo e del nome. In assenza delle quali si applica il codice civile.
Twitter: @Antonio_Pitoni