Abbiamo provato Uncharted 4: Fine di un Ladro, l'ultima avventura di Nathan Drake in arrivo su PlayStation 4 il 10 maggio
Poco meno di un mese e Uncharted 4: Fine di un ladro arriverà su PlayStation 4, con il consueto carico di adrenalinica avventura che la serie porta in dote. E pare sarà davvero l’ultima volta, che sarà questo il capitolo con il quale il franchise lascerà i giocatori. E’ quindi un finale in grande stile quello che Naughty Dog ha preparato per i giocatori, e ce ne siamo accorti nella prova che abbiamo potuto effettuare del gioco presso un evento tenuto da Sony Interactive Entertainment ad esso dedicato, che ci ha dato la possibilità di vivere alcuni nuovi momenti dell’ultima apparizione videoludica di Nathan Drake.
E’ stata una sorpresa trovare nel gioco spazi aperti dal sapore open world, che abbiamo potuto attraversare guidando un solidissimo fuoristrada 4×4. Attraverso le piane del Madagascar siamo andati alla ricerca di dodici misteriosi torri e dei tesori da esse contenute, e abbiamo avuto modo di apprezzare elementi tradizionali e piccole novità dell’esperienza di gioco made in Naughty Dog. Le novità sono quelle legate alla guida fuoristrada, tutt’altro che agevole e anch’essa avventurosa, perché piena di ostacoli e perché funzionale alla progressione, nel momento in cui utilizzare il verricello del mezzo aiuta a venire fuori da situazioni problematiche. Accoglie elementi nuovi anche il combattimento, che vede potenziata la componente stealth: marcare i nemici e monitorarne il livello di allerta è fondamentale se si vuole passare inosservati e non doversi ritrovare a fronteggiare eventuali rinforzi.
Il cuore della produzione rimane comunque invariato rispetto alla tradizione e non offre particolari stravolgimenti. D’altronde non è quello che cercano gli appassionati, invece desiderosi di sequenze maestose e di azione serrata. Anche quell’open world accennato non è in realtà tale ad un’occhiata più attenta, passati determinati punti non si torna più indietro, ma tutto ciò è coerente alla formula di Uncharted, a quella linearità ben congegnata, che scandisce l’avventura come Naughty Dog vuole, non è certamente questa la serie alla quale il giocatore può chiedere libertà. Non gli interessa nemmeno.
La progressione narrativa e dell’avventura è tutto in Uncharted e Fine di un ladro non farà quindi eccezione, come ha anche tenuto a ribadire Ricky Cambier, lead designer del gioco, nell’intervista concessaci: “In Uncharted c’è sempre stato questo senso di esplorazione. Abbiamo abituato i giocatori a esplorare a piedi, mentre in questo livello abbiamo inserito la Jeep, il che significa una esplorazione più vasta e quindi uno spazio più aperto e libero. Cerchiamo sempre di allineare il personaggio al giocatore, Nate, Sully e Sam esplorano questo spazio ma non sanno esattamente dove devono andare, e per questo motivo abbiamo deciso di realizzare uno spazio più aperto, che desse la stessa sensazione anche al giocatore. Questa scelta quindi è stata fatta per motivi narrativi, il gameplay per noi dipende molto da decisioni narrative.”
La domanda più pressante che i giocatori si fanno è certamente quella riguardo l’effettiva conclusione della serie, e anche qui Cambier è stato molto diretto e chiaro: “Abbiamo deciso di fare quest’ultimo capitolo per via del rapporto che abbiamo con i giocatori, e che vogliamo continuare ad avere. È una questione di rispetto. Volevamo avere la responsabilità di concludere noi questa storia, mentre ci spostiamo su nuove IP e nuove avventure. Invece di affidare Uncharted a un altro studio e fare tanti altri capitoli, oppure aspettare semplicemente il momento per fare un altro episodio, abbiamo deciso di concludere al meglio la storia, dando la cura giusta e lo spazio giusto a questo progetto. Speriamo che questo dia la massima soddisfazione ai nostri fan.”
Sembra quindi che Uncharted 4: Fine di un ladro sarà davvero la fine della serie. Questo non è necessariamente un male, in un mercato che raramente dice basta: quello che i giocatori chiedono è un degno finale, e gli ingredienti paiono esserci tutti.
Andrea Francesco Berni