Un giovane su quattro in Europa utilizza intenzionalmente fonti illegali per accedere a contenuti online e nell’85% dei casi i contenuti in questione sono film e serie Tv mentre sono il 56% gli episodi di pirateria che riguardano la musica e solo, del 29%, del 17% e del 15% quelli relativi rispettivamente a videogiochi, eventi sportivi online e libri. Il 67% dei “giovani pirati” consapevoli è spinto verso il “mercato nero” dal prezzo troppo elevato per la fruizione dei medesimi contenuti dalle fonti legali mentre il 30% è spinto a piratare perché non trova online i corrispondenti contenuti legali.

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Sono questi alcuni dei risultati che emergono dalla ricerca commissionata dall’Euipo – l’ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale – alla Gfk allo scopo di cercare di comprendere atteggiamento ed approccio dei giovani europei tra i 15 ed i 24 anni alla proprietà intellettuale. E lo studio, pubblicato la scorsa settimana sulle pagine del sito istituzionale dell’Euipo sfata uno dei tanti luoghi comuni, che riecheggia periodicamente nel nostro Paese ovvero quello che toccherebbe proprio all’Italia la maglia nera della pirateria europea.

I giovani italiani, in realtà risultano meno pirati della media europea: solo il 21%, infatti, fruisce intenzionalmente di contenuti online da fonti illecite contro una media del 25% mentre è del 44% la percentuale dei giovani che, in Italia, non fruisce intenzionalmente di contenuti pirati contro una media europea più bassa di 4 punti percentuali. Solo in Ungheria, Uk, Germania, Slovacchia e Romania la pirateria online dei giovani è più bassa che in Italia.

Guai, naturalmente, a dichiararsi soddisfatti per il solo fatto che in Italia si “rubi” in digitale meno di quanto accade nel resto d’Europa ma il risultato mette, comunque, un primo punto fermo da tenere a mente la prossima volta che, qualcuno, chiederà al governo o al Parlamento di varare misure eccezionali di anti-pirateria argomentando che la situazione, a casa nostra è più preoccupante che nel resto d’Europa.

E, a prescindere dai dati sulla quantità di giovani pirati in circolazione in Italia a scoraggiare ogni ulteriore eventuale giro di vite sanzionatorio contro la pirateria online dovrebbe essere il risultato dello studio che racconta che solo il 36% dei giovani europei si dichiara in qualche modo preoccupato dalle eventuali sanzioni mentre la stragrande maggioranza di loro smetterebbe di far ricorso a contenuti pirata se potesse accedere agevolmente ed a prezzi ragionevoli ad un’equivalente offerta legale.

E, in effetti, la circostanza che la giovane pirateria europea si concentri più su film e serie Tv che sulla musica sembra confermare che dove esiste – come è ormai innegabile nel caso della musica – un’offerta legale ampia, facile da raggiungere ed a condizioni economiche ragionevoli la pirateria cala sensibilmente.

Ma non basta. Un’ulteriore conferma della medesima conclusione è offerta dai numeri sulla pirateria giovanile in Francia che pure, con la celeberrima legge Hadopi, sin dal 2010 si è dotata di uno dei sistemi di antipirateria più rigorosi di tutta Europa: eppure i cugini francesi dei nostri giovani italiani piratano intenzionalmente nel 36% dei casi, il 15% in più di quanto accada in Italia. E lo studio suggerisce di rivedere anche un altro diffuso luogo comune ovvero quello secondo il quale, ancora nel 2016, a farla da padrone sarebbe il download di contenuti pirata (e non).

A scaricare senza licenza – ma i dati dei download legali non sono sensibilmente diversi – è una sparuta minoranza di giovani europei mentre la maggior parte preferisce fruire in streaming dei contenuti in questione.

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