La missione è nobile ovvero studiare un’arma contro l’Hiv. La tecnica è quella innovativa, celebrata a fine anno sia da Nature che da Science, la Crispr (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) cioè il taglia e incolla del Dna: l’editing genetico.
È con questa tecnica che per la seconda volta in Cina sono stati ottenuti embrioni umani modificati per renderli resistenti al virus. L’esperimento è stato condotto dal gruppo coordinato da Yong Fan, dell’università di Guangzhou, e pubblicato sul Journal of Assisted Reproduction and Genetics.
L’editing genetico suscita e continua a suscitare polemiche e dubbi. Dopo mesi di dibattito, un documento approvato a Washington nel dicembre scorso ha aperto alla possibilità di modificare il Dna di embrioni umani destinati esclusivamente alla ricerca e anche nel Regno Unito un paio di mesi fa la tecnica è stata autorizzata.
Gli stessi autori cinesi, riporta l’Ansa, sono molto cauti e sottolineano che “ogni tentativo di generare esseri umani geneticamente modificati deve essere rigorosamente vietato fino a quando non saranno risolti i problemi etici e scientifici”. Nell’esperimento i ricercatori hanno utilizzato solo embrioni non adatti ad essere impiantati nell’utero in quanto contenevano una coppia di cromosomi in più; tutti sono stati distrutti a tre giorni dal test. L’esperimento è riuscito soltanto in 4 dei 26 embrioni modificati in cui è stato introdotto un gene che rende alcune persone naturalmente resistenti al virus dell’Hiv, perché altera una delle principali proteine che impediscono al virus di entrare nelle cellule, il recettore CCR5.
Per il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Roma Tor Vergata “la Crispr potrebbe cambiare il futuro della genetica nei prossimi 15 anni, ma il 15% di successo dell’esperimento dimostra che bisogna lavorare ancora molto per renderla più efficace”. La tecnica “ha potenzialità straordinarie per curare le malattie genetiche ( a inizio anno tre distinti gruppi di ricercatori hanno fornito la prova preliminare che la tecnica può avere un ruolo nella lotta alla distrofia) “perché non usa virus modificati, che potrebbero creare problemi, e permette di fare correzioni mirate”.