Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che non sbaglia mai, e anche se sbaglia non è lei a farlo ma la realtà a non adeguarsi ad essa. Altre considerazioni
Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che non sbaglia mai, e anche se sbaglia non è lei a farlo ma la realtà a non adeguarsi ad essa. Altre considerazioni.
1. Sei punti. Sono quelli che dividono prima da seconda, seconda da terza, terza da quarta. E mancano sei giornate dal termine. Tali posizioni resteranno cristallizzate fino alla fine, e del resto lo scudetto è terminato col gol di Zaza. Questa rubrica vi aveva già detto tutto. L’unico piccolo dubbio è il secondo posto del Napoli, atteso da trasferte difficilissime con Inter e Roma, ma il pareggio in casa dei giallorossi ieri è pesantissimo. A Spalletti, i due punti lasciati ieri all’Olimpico, rischiano di mancare tantissimo.
2. Il campionato è così appassionante che ieri, dopo un pareggio comunque eroico in trasferta, Donadoni ha esordito così all’intervista del Processo del Lunedì: “Scusate, chi la canta la sigla?”. Se non si è entusiasmato lui, figuriamoci noi. (Comunque la canta Rocco Hunt. Anzi no, Clementino).
3. Contro il Milan, la Juventus ha vinto d’inerzia. Neanche sembrava volerlo fare, ma lo ha fatto. E’ la foto di una squadra condannata a vincere anche quando non pare averne piena intenzione. Il suo strapotere è totale e parlare di arbitri fa ridere: Bonucci andava espulso col Torino, certo, ma non sarebbe cambiato nulla. Ah: Buffon è uno dei più grandi portieri di sempre e tra 30 o 40 anni lo citeranno con la stessa deferenza con cui oggi si cita Jascin.
4. L’Inter ha finalmente recuperato il suo giocatore più importante, Culovic. Il suo infortunio aveva condizionato la stagione dello sfortunato Mancini, il cui gioco rutilante – “Dalla a Perisic e poi vediamo” – è già materia di studio alla Nasa come esempio di vuoto quantistico applicato alla realtà contemporanea. La prestazione di Culovic a Frosinone è stata semplicemente straordinaria e mi ha ricordato quella di Pelè ai Mondiali del ‘58. Con un uomo così nulla è precluso all’Inter. Daje Mancio.
5. La Fiorentina si è sgonfiata come una candidatura di Passera.
6. Zamparini è sempre più dentro quella nota vignetta di Altan: “Vorrei sapere chi è il mandante di tutte le cazzate che faccio”. In realtà Zamparini sembra inseguire la retrocessione, per poi vendere la società a un prezzo più accattivante per gli acquirenti. Nono cambio in panchina. Stavolta torna Ballardini, notoriamente amato dallo spogliatoio (soprattutto da Sorrentino). E l’ambiente, tra proteste inaccettabili e scontri belluini, esplode.
7. Il campionato, da qui alla fine, sarà appassionante come un match tra Bruguera e Berasategui al Circolo Tennis di Ciggiano. Unico dubbio: chi si salva tra Carpi, Palermo e Frosinone? Quella messa peggio sembra il Palermo. E’ possibile fare peggio di Zamparini?
8. Sì, è possibile, ma solo se ci si chiama Galliani e l’assenza di Braida ha svelato tutte le tue lacune. A ciò si aggiunge lo scazzo del Presidente e la faida tra Galliani e Barbara Berlusconi. L’esonero di Mihajlovic è delirante. Scelta scellerata, illogica, caricaturale e folle. Ormai i summit tra Berlusconi e Galliani sembrano gli incontri tra due vecchietti al parco, che seduti nelle loro panchine immaginano di essere stati in guerra e di avere liberato da soli Saigon. Se potessi, pagherei a entrambi la diaria per due stanze con vista casello Fabro al Fletcher Memorial Home fondato da Roger Waters nell’83. Giusto per non fare altri danni.
9. Mihajlovic ha fallito? No. Ha fatto bene? No. Ha portato al sesto posto una squadra da sesto posto: punto. La rosa è quella. Era logico tenerlo fino alla fine, proteggendolo in vista dell’unico match che conta da qui alla fine: lo showdown di Coppa Italia con la Juve. Esonerarlo dopo la sconfitta di sabato è doppiamente ridicolo, perché era stata una delle sue partite più decenti e non è colpa sua se Buffon è Ed Warner (e Balotelli è Balotelli). Nulla contro Brocchi, che conosco un po’ ed è persona seria e preparata, ma c’è il rischio altissimo di bruciare pure lui (dopo Seedorf e Inzaghi). Potrebbe essere ricordato come “quello che perse male la Coppa Italia e poi al Milan non l’hanno visto più”. Non glielo auguro e non lo merita. Come il Milan, un tempo società gloriosa, non merita questa perdurante gogna fantozziana.
10. Odio la retorica, ma con il Leicester di Ranieri è lecito esserlo. Molti cinici di professione, che magari non gli perdonano il flop con la Juve o quel secondo posto con la Roma, dicono che non sia poi questo granché, che non merita il primo posto e che quelle lacrime fossero a favor di telecamera. Quante sciocchezze: Ranieri sta scrivendo una delle più grandi sorprese, o addirittura favole, nella storia del calcio. Shine on, Claudio.
P.S. Nardella è così depresso dal tracollo della Fiorentina che, per il dolore, è diventato grillino. Ieri ha appeso in camera il poster di Vito Crimi vestito da Daredevil. Francamente non lo vedo benissimo.