Politica

Gianroberto Casaleggio, lo stratega: sul metodo M5s restano perplessità, sull’uomo nessuna

Ci sono persone ben più titolate del sottoscritto a scrivere qualcosa su Gianroberto Casaleggio. Tuttavia un pensiero mi sento di esprimerlo. Se non altro per quella breve parentesi vissuta da candidato (in attesa di certificazione) del meetup storico di Rimini.

Non ho mai conosciuto di persona Gianroberto, né Beppe Grillo. Questo non mi ha impedito di seguire prima da lontano, poi da più vicino, il successo di quel movimento cittadino nato in rete e finito dopo pochi anni ad insediarsi, fisicamente, per volere popolare, in Parlamento e alla guida di alcuni Comuni italiani. Divenendo la seconda realtà politica in Italia.

Un lungimirante, un imprenditore esperto di comunicazione, uno straordinario stratega politico.

Qualcuno può storcere il naso davanti a queste considerazioni, ma di certo non si può negare a Casaleggio di aver rivoluzionato il modo di far politica: spaesando la vecchia politica mentre coinvolgeva i cittadini nella scelta, attraverso il web, dei propri candidati alla elezioni amministrative  e a  quelle politiche.

Era per molti un personaggio enigmatico. Lo era anche per me. Agli esordi del MoVimento 5 Stelle non se ne conosceva perfino l’esistenza. Lo si era visto negli ultimi anni apparire in pubblico ma non lo si sentiva mai parlare. Sul funzionamento del MoVimento avevo delle perplessità. Confermate allorché venni a conoscenza del fatto che lo staff di Casaleggio avrebbe potuto decidere con un click la morte e la vita di un meetup locale: un aspetto, non poco rilevante, che gli si può rimproverare. Ma Gianroberto era di certo e comunque un politico abile, a lui e a Beppe va il merito di aver prodotto una generazione di politici giovani e preparati (penso a Di Battista, Di Maio, Fico o a Virgina Raggi, la candidata sindaca di Roma) capaci di aggregare masse di consensi  entusiastici.

Ieri Dario Fo lo ha ricordato, sul blog di Grillo, come un uomo di una conoscenza straordinaria, mai banale e mai prevedibile. Alan Curtis Kay, un esperto informatico, programmatore statunitense, che lavorò anche per Apple e Walt Disney, disse che il miglior modo per predire il futuro era quello di inventarlo. Di quell’inventare il futuro, Gianroberto, è stato a suo modo, in Italia, il miglior interprete.