La richiesta arriva dalle ex ministre delle Pari opportunità. Che in una riunione del gruppo a Montecitorio hanno provato a convincere gli altri colleghi a dire “sì” al ddl del Pd. Trovando l’opposizione anche di Daniela Santanchè e Francesco Paolo Sisto. Il provvedimento è in discussione in commissione Giustizia. E a inzio maggio dovrebbe arrivare in Aula
Chi c’era la descrive come “una riunione poco partecipata”. Ma dalla quale, malgrado tutto, è arrivata un’indicazione importante. Che dovrà essere necessariamente affrontata di nuovo nelle prossime settimane. In vista dell’approdo in Aula a Montecitorio del discusso disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili – già approvato dal Senato in prima lettura – anche dentro Forza Italia si sta formando un gruppo di deputati pronto a votare a favore del provvedimento. Proprio così. Guai però a chiamarla “fronda”. Anche perché ne fanno parte pure due ex ministre delle Pari opportunità come Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo.
L’incontro nel corso del quale è emersa questa posizione si è svolto pochi giorni fa e ha visto la partecipazione di una quindicina di deputati azzurri sui 53 totali (tanti ne conta oggi alla Camera il partito di Silvio Berlusconi dopo la dissoluzione del Pdl). Perciò è stato deciso di ‘aggiornare’ la discussione ai giorni immediatamente antecedenti al voto. Oltre a Carfagna e Prestigiacomo si sono detti propensi a votare “sì” al ddl Cirinnà anche l’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, e i due deputati lombardi Elena Centemero e Massimo Palmizio (entrambi non erano presenti alla riunione). Nella stessa sede si sono invece detti apertamente contrari a questa ipotesi Daniela Santanchè, Francesco Paolo Sisto, Piero Longo e Antonio Palmieri. Altri invece hanno preferito non dire una parola. Come noto, a Palazzo Madama Forza Italia ha votato contro il provvedimento in questione. Arrivando addirittura a chiedere l’intervento del capo dello Stato, Sergio Mattarella, per via del ‘soccorso’ al governo arrivato dai verdiniani di Ala. Cosa è successo nel frattempo? Perché ora potrebbe esserci, almeno da parte di qualcuno, un ‘cambio di verso’? “Il testo del ddl Cirinnà è confuso e scritto male, addirittura con riferimenti normativi sbagliati – dice a ilfattoquotidiano.it Mara Carfagna –. La cosa più grave, però, è che ancora oggi nel nostro Paese vengano violati i diritti di decine di migliaia di persone: malgrado tutto, questa legge rappresenta un passo in avanti”. Parole che lasciano poco spazio alle interpretazioni.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Vito. “Il provvedimento è certamente migliorabile – spiega l’ex ministro –. Ritengo però che Forza Italia, essendo un partito a vocazione liberale moderno e al passo con le esigenze della società, non possa che discuterne decidendo alla fine di votare a favore”. Se prima, ricorda il deputato azzurro, il problema era rappresentato dalla stepchild adoption (cioè l’adozione del figlio del partner), oggi “questa è stata stralciata dal testo del ddl”. E se il governo dovesse porre la fiducia? “Dovremo votare naturalmente contro – risponde Vito – ma poi al voto finale sul provvedimento esprimerci per il ‘sì’”. Apertamente contraria, invece, la Santanchè. “Mi opporrò fino all’ultimo ad una legge che considero un bluff e che ha ampi profili di incostituzionalità – attacca –. La quale, peraltro, non riguarda solo le coppie omosessuali ma anche quelle etero, sulle quali lo Stato non dovrebbe mettere bocca”.
Se ne riparlerà nelle prossime settimane, anche se il voto favorevole di FI sarebbe più che altro simbolico visto che alla Camera il governo poggia su numeri solidi (garantiti dal premio di maggioranza del “Porcellum” di cui nel 2013 ha usufruito l’allora coalizione di centrosinistra). Al momento il testo, che dovrebbe arrivare in Aula a inizio maggio, è all’esame della commissione Giustizia di Montecitorio, dove sono stati presentati 889 emendamenti (500 solo della Lega Nord). Forza Italia ne ha depositati 85, fra cui uno che riguarda i sindaci. I quali – secondo la modifica proposta – “nell’esercizio del diritto alle libertà di pensiero, coscienza e religione”, possono “dichiarare la propria obiezione di coscienza alla costituzione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e ad ogni atto ad esse antecedente, conseguente o comunque connesso”. Non proprio un inizio conciliante.