Da questa settimana chi sarà sorpreso alla guida in stato d’ebbrezza in Thailandia potrà scontare il periodo obbligatorio di servizio sociale presso un obitorio. La terapia shock è stata introdotta all’inizio del mese di aprile dal gabinetto di governo, che ha approvato la proposta arrivata dal direttore del Community Affairs and Community Service Division della polizia nazionale, Nonjit Natepukka. Chi veniva fermato alla guida con un tasso alcolemico oltre il limite (0,05 mg per automobilisti non professionisti, 0 per autisti e camionisti, 0,2 per neopatentati), oltre a una multa e alla sospensione della patente era obbligato a svolgere lavori socialmente utili come pulire le strade, potare gli alberi, assistere i pazienti vittime di incidenti stradali all’ospedale.

D’ora in poi nelle opzioni dei servizi sociali verrà introdotto anche un periodo di impiego all’interno degli obitori ospedalieri. Una strategia, ha dichiarato il colonnello di polizia Kriangdej Jantawarong ad Associated Press, “per impaurire chi guida in modo spericolato o sotto effetto di alcolici, mostrando come potrebbero finire. Vuole essere un deterrente, un modo per scoraggiare la gente”. Sempre ad Associated Press, il direttore dell’unità d’emergenza del Bureau of Public Health, Anurak Amornpetchsathporn, ha rincarato la dose: “Coloro che guidano in stato d’ebbrezza dovrebbero vedere gli effettivi danni fisici e psicologici. All’obitorio dovranno pulire e trasportare i corpi, così che si spera possano provare dolore, possano capire e comportarsi con coscienza, così che le strade diventino più sicure”.

Il problema delle morti in strada in Thailandia ha dimensioni ciclopiche. Secondo uno studio pubblicato nel 2014 dalla University of Michigan, la Thailandia è il secondo paese al mondo per vittime di incidenti stradali con 44 morti ogni 100mila abitanti (peggio solo la Namibia, con 45 morti), pari al 5,1 per cento dei decessi nazionali su base annua. La situazione peggiora sensibilmente durante i periodi di vacanza, come ad esempio nella settimana del Songkran, il capodanno thai, che si celebra il 13 aprile di ogni anno. In questo periodo, soprannominato dalle autorità thailandesi la “settimana del pericolo”, secondo le statistiche nazionali si registrano una media di due morti e 160 feriti all’ora. Le leggi formalmente severe in materia di solito in Thailandia non vengono applicate, scavalcate dall’abitudine diffusa di guidare motociclette senza casco o di mettersi alla guida certi che la polizia chiuderà almeno un occhio. In particolare se si può disporre di contatti più o meno altolocati nelle file delle autorità di sicurezza o, meglio ancora, corrompendo l’agente di polizia.

La disparità di trattamento in casi di omicidio su strada in Thailandia è ben esemplificata dal caso che interessa il trentenne Vorayuth Yoovidhya, che con la morte del padre nel 2012 ha ereditato l’impero finanziario di Red Bull. Nello stesso anno Yoovidhya, all’epoca 27enne, alla guida della sua Ferrari ha investito un poliziotto a Bangkok fuggendo poi dalla scena del delitto. Rintracciato dalla polizia, è risultato avere un tasso alcolemico di 0,6 mg. A quattro anni di distanza il giovane erede di Red Bull non ha mai fatto nemmeno un giorno di carcere e il processo a suo carico – con l’accusa di omicidio – risulta ancora oggi fermo alla fase delle indagini. Lo scorso sei aprile le autorità thailandesi hanno aperto un’inchiesta per far luce su possibili depistaggi che avrebbero rallentato il lavoro delle autorità.

di Matteo Miavaldi

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