Penso di essere una persona tollerante. Di quelle persone che credono nel ‘vivi e lascia vivere‘ e soprattutto nella facoltà di discernimento del prossimo. Mi sconquassano solo le propensioni politiche diametralmente opposte alle mie, ma con quel tipo di interlocutore ho imparato da anni a non relazionarmi. Nella vita di tutti i giorni mi nutro delle diversità, certa che siano il sale della vita, mi incuriosisce capire dove sarà il punto d’incontro quando le traiettorie sembrano così distanti.
Quando ho avuto figli brancolavo nel buio, più o meno come se mi fossi trovata in mischia tra i bicipiti di Castrogiovanni. Ora che ne ho tre, resto convinta di poter fornire unicamente la mia esperienza limitata, posso raccontare gli esempi di tre casi unici al mondo e se mi dessero tra le mani i figli di altri sicuramente avrei reazioni e risultati diversi dai miei. Ne avessi partoriti altri dieci avrei sempre una pratica molto limitata rispetto all’umanità in senso lato. Mi trovo in grande difficoltà quando altri genitori mi chiedono suggerimenti perché sono sicura che seppur sbagliando, procedendo a fatica, un papà e una mamma sanno sempre quel che è giusto per i propri bambini, o per lo meno agiscono al meglio dei loro intenti.
Lunga premessa per dire che credere nel principio di non belligeranza sui figli degli altri non ti risparmia dall’avere un’identità multipla quando sei in giro coi tuoi e scoprire che i genitori dei tuoi figli sono multipli di due. Io non direi mai ad un altro bambino: “Ehi tu, smettila di fare il monello!” così come non darei da mangiare alla figlia di una conoscente senza chiedere il permesso alla madre e non vestirei un altro bambino se pensassi che fa troppo freddo. Questo tuttavia non mi dispensa dal vederlo accadere ai miei figli.
Ci sono persone che si portano addosso grandi certezze e sentono il dovere di condividerle col resto del mondo. Un po’ come capita con quelli che prendono un cane e nel giro di qualche giorno diventano cinofili esperti, esternano effusioni e gridolini a tutti i cuccioli per strada e postano foto in sequenza di cani su divani, letti, prati in fiore.
Anche molte madri fanno parte della categoria dei convertiti, e spinte dall’entusiasmo (o frustrazione) della neo-genitorialità diventano incontinenti di consigli che debordano sui figli altrui. Così finisci per dover giustificare al mondo perché non gli fai fare catechismo, perché hai scelto una scuola piuttosto che un’altra, come mai non ti compri una televisione o hai scelto di vaccinarli contro il morbillo.
La verità è che la smania di governare la vita altrui permea le pieghe di tutti gli strati sociali. Con la scusa di agire secondo ideali di altruismo, i moderni salvatori tentano di liberare la terra dai carnivori, dai vaccini, dagli atei, dai fumatori, dagli immigrati, dagli omosessuali, impegnandosi a erudire i trasgressori su come bisogna vivere.
Se si ha molta fortuna, occhi e orecchie grandi per riconoscerli, si può incontrare sulla strada maestri saggi e visionari capaci di instradare e aprire nuovi orizzonti. Io però ho la brutta sensazione che in giro ci siano più che altro dei cattivi insegnanti.