Noto con rammarico che a Milano, poco si discute e si dibatte sul referendum di domenica prossima.

Dal mio punto di vista questo è un errore perché la questione in gioco è molto importante. Tanto nel capoluogo lombardo quanto al Sud, in Lucania o a largo delle nostre coste, dove le trivelle e i pozzi di perforazione sono visibili e creano impatto sul territorio circostante.

Eppure l’ambiente è uno solo per tutti; tanto importante e fondamentale per la nostra vita al meridione quanto al Nord. Ma se le grandi città, come Milano, restano estranee a questo dibattito, sempre dal mio punto di vista, la cosa potrebbe risultare estremamente contro-producente per la riuscita del quesito referendario.

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Gli obiettivi sono due. Raggiungere il quorum, per rendere valida la consultazione; e fare prevalere il “sì”! Mi dissocio quindi dalla maggioranza del mio partito, il Pd, che vorrebbe che il referendum andasse deserto e che a rimanere sia la normativa attuale. Io penso invece che la questione delle perforazioni sul nostro suolo meritino un’ulteriore riflessione e un’analisi approfondita.

La vittoria del “sì” non sarebbe quella iattuta che in molti paventano. Il sì stabilisce che le estrazioni ora in atto terminino al naturale scadere della concessione e non a completo esaurimento del giacimento. Dopo di che ci sarebbe tutto il tempo di ragionare sull’opportunità di sfruttare il territorio da questo punto di vista o meno; se continuare quindi con le perforazioni, mantenere fermo il nostro interesse per le fonti energetiche di derivazione fossile, oppure invertire la marcia ed occuparci con maggiore dedizione alle rinnovabili, a fonti energetiche alternative, a tutte quelle iniziative che impattino il meno possibile con l’ambiente e l’ecosistema.

Ma ripeto. Non dobbiamo pensare che tutto questo sia lontano da Milano. I nostri concittadini devono convincersi che essere consultati su temi come questo è di fondamentale importanza per il futuro di tutti noi. E bisogna convincersi che se Milano abdicherà di fronte al referendum di domenica prossima, lo stesso non potrà che dimostrarsi un fallimento.

Detto questo Milano è il capoluogo di una regione fortemente interessata al tema perforazioni ed estrazioni. Sin dai temi dell’Eni di Mattei è stato così. Ma da allora sono passati più di cinquant’anni ed è incredibile che nessun progresso si sia fatto in materia e che per soddisfare il nostro fantomatico bisogno di energia ci sia da costellare le campagne attorno all’hinterland di pozzi – penso alla zona a sud ovest, a Zivido San Giacomo, ma anche a est, verso la Martesana, dove sono in atto sondaggi e carotaggi.

Io pretendo dalla ricerca energetica qualcosa di più. Vorrei ci fosse più rispetto per l’ambiente; vorrei ci fosse più rispetto per il nostro Parco agricolo sud, per esempio, e per le nostre campagne e quindi una maggiore sensibilizzazione a quelle che potrebbero essere – le ho accennate prima – le fondi energetiche alternative.

Ecco perché il referendum di domenica prossima riguarda anche noi milanesi. Ecco perché chiamo tutti al voto. Ecco perché io voterò “sì”, pensando che sia meglio aspettare e riflettere sulle alternative, che violentare in attività pericolose il nostro territorio.

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