A giudizio erano finiti in 9, tra cui 7 dirigenti del Mipaaf. Il più noto è Giuseppe Ambrosio, detto Centurone, ex capo di gabinetto di Zaia e Galan
Assolti perché il fatto non sussiste. Il tribunale di Roma ha fatto cadere tutte le accuse a carico di 9 tra imprenditori e ex funzionari del ministero delle Politiche agricole. Tra questi Giuseppe Ambrosio, soprannominato Centurione e già capo di gabinetto del ministero ai tempi di Luca Zaia e Giancarlo Galan. Quasi quattro anni fa dirigenti ministeriali e imprneditori erano stati coinvolti in un’inchiesta per un presunto giro di corruzione legato ad alcuni appalti che aveva portato anche a 11 arresti.
Il pm aveva chiesto condanne da 3 a 9 anni di reclusione per Ambrosio, per la moglie Stefania Ricciardi e ancora per Michele Mariani, Alfredo Bernardini, l’imprenditrice Claudia Maria Golinelli, il direttore generale di Buonitalia Spa (partecipata dal ministero) Ludovico Gay, Oliviero Sorbini, Luigi Cadorna e Francesco Saverio Abate. Nell’inchiesta erano finiti 37 indagati, 7 di questi sono finiti a processo con rito immediato dopo aver passato 4 mesi in carcere. Ma ora le accuse sono tutte cadute. “Ho trascorso 120 giorni in carcere, ho perso il lavoro – ha detto al Messaggero Gay – Ora almeno mi hanno restituito la dignità”.
In particolare gli imputati dovevano rispondere, a seconda delle varie posizioni, di differenti capi d’accusa tra cui corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti e turbata libertà nella scelta del contraente. Secondo l’accusa, i funzionari ministeriali avrebbero agevolato la concessione di contributi pubblici, contratti ed altro ad imprenditori in cambio di vacanze, oggetti d’arredamento ed altro.
Gli avvocati degli ex manager pubblici, Matteo e Michelangelo Melandri, Elisabetta Forlani e Armando Macrillò hanno espresso piena soddisfazione.