Scuole aperte anche nel mese di luglio per andare incontro ai genitori che lavorano. La proposta del Comune di Bologna ha scatenato l’ennesima guerra tra i docenti e la giunta di Virginio Merola. L’amministrazione ha già approvato la delibera che ha stabilito 860 posti con una tariffa massima per le famiglie di 85 euro a settimana. Un’innovazione “a servizio della città” secondo l’assessore alla partita Marilena Pillati. Una forzatura a detta dei sindacati e delle maestre.
“Il problema non è lavorare a luglio. Noi – spiegano alcuni docenti – siamo inquadrati come insegnanti della scuola dell’infanzia. La struttura chiude il 30 giugno. Abbiamo proposto all’amministrazione di prolungare il calendario scolastico tenendo aperte le scuole una settimana in più invece vogliono aprire dei centri estivi. Saranno due per quartiere e i docenti verranno smistati. Ciò che è da chiarire ai genitori è che nessuna mamma o papà porterà il figlio nella stessa scuola con gli stessi docenti dal primo di luglio. Ci ritroveremo in un’altra sede, con altri bambini che non conosciamo e altre colleghe”.
La questione secondo il personale è pedagogica: “Si può parlare di scuola con bambini che non conosci e magari vedi solo per cinque o sei giorni prima che partano per le vacanze? Li hanno chiamati centri estivi caratterizzati da progetti educativi pedagogici. La parola ‘didattica’ è scomparsa. Mi viene il dubbio che ci sia una scarsa conoscenza da parte dell’amministrazione sul nostro ruolo. Qui non c’è nessuna innovazione e finora non abbiamo ancora saputo nulla di ufficiale. Parlano persino di corsi di formazione che ci faranno fare nel mese di giugno. Vogliono farci fare quello che non è il nostro lavoro”.
Alle critiche degli insegnanti risponde l’assessore Marilena Pillati: “Il progetto didattico pedagogico ci sarà. Non capisco perché la professionalità di una persona si debba chiudere il 30 giugno. Le maestre dei nidi al pari delle colleghe che insegnano nelle scuole dell’infanzia hanno dato prova di poter sviluppare un percorso anche nel mese di luglio, pur differente dal resto dell’anno. Non verrà loro chiesto di fare un’attività che non sia al di fuori del loro compito. Saranno tredici le scuole dell’infanzia aperte”.
Sul piede di guerra c’è la Flc Cgil: “Da quando il comune ha diviso gli insegnanti tra quelli a tempo indeterminato con il contratto scuola e i neoassunti che hanno firmato il contratto con l’ente locale – spiega Francesca Ruocco – abbiamo fatto un ricorso su cui siamo in attesa dell’udienza del Tar. L’amministrazione ha creato un doppio regime con una situazione dove persone che fanno lo stesso lavoro hanno diverse condizioni economiche e non solo. Nonostante il ricorso avevamo chiesto che ci fosse un tentativo di armonizzazione ma il comune non ha mai portato avanti questo percorso. Questa operazione rientra in questo discorso: ora le insegnanti con il contratto scuola non possono che essere coinvolte solo sul piano volontario nella vicenda di luglio. Resta il fatto che vorremmo vedere un progetto valido dal punto di vista pedagogico educativo. Vorremmo sapere anche cosa vuole mettere sul piatto il comune in merito all’incentivo: il nostro contratto prevede che le ore aggiuntive vengano pagate 17,50 euro lorde se sono ore funzionali all’insegnamento o 35 euro l’ora per le lezioni frontali. Restano alcuni interrogativi: quale sarà il rapporto insegnante-bambino? Si riuscirà a rispettare la continuità? Come si garantiranno le sostituzioni?”.
Interrogativi che l’assessore ben conosce e che prova a smontare: “L’incentivo era stato oggetto dell’accordo che ora è stato messo in discussione. La Cisl ha ritirato la firma. La nostra proposta era di un incentivo analogo a quello che viene dato nei nidi, ovvero 50 euro al giorno. Ora bisogna capire come procedere. Dovremo cercare di comprendere la posizione delle altre sigle sindacali: se non si arriverà ad un’intesa si valuterà cosa fare”.
A provare a fare chiarezza sulla vicenda è il consigliere comunale Francesco Errani che è anche papà di due bambini e pedagogista: “Le scuole dell’infanzia sono prima di tutto scuole e non centri estivi. Occorre chiarire la differenza fra questi due servizi: la scuola dell’infanzia cura l’educazione e gli apprendimenti previsti dai programmi ministeriali per i bambini, fra i tre e i sei anni; i centri estivi accolgono un bisogno dei cittadini con figli accompagnando i bambini a far esperienze collegate alla scoperta dei ‘segreti’ del territorio: i beni ambientali, culturali, ricreativi e a far esperienza di socialità, partecipazione e responsabilità. Niente ovviamente ostacola che alcuni insegnanti delle scuole dell’infanzia offrano il loro contributo e possano coordinare attività estive con adeguati riconoscimenti, se lo desiderano e se ne hanno le competenze, ma questo non può significare un prolungamento del calendario della scuola, snaturando sia la scuola che i centri estivi”.