Sarà uno dei sindaci più trasparenti d’Italia, Giuseppe Sala, se verrà eletto. Otto volte trasparente. Cioè il numero di volte che la parola “trasparenza” compare nella Carta di Avviso Pubblico, l’associazione formata da 300 enti locali che da anni si batte contro le mafie e contro la corruzione. E che ha preparato un “codice etico per la buona politica”, che da qualche anno gli amministratori locali possono firmare su base volontaria. Ebbene, saranno i buoni propositi che di solito le campagne elettorali riescono a innescare, ma anche Sala ha avuto l’idea di mettere la sua, di firma. Lo ha comunicato all’associazione e poi ha presentato il tutto in conferenza stampa martedì scorso, al fianco di Giuliano Pisapia, del presidente del suo comitato elettorale Umberto Ambrosoli e dell’ex sfidante alle primarie Pierfranceso Majorino.
Di Avviso Pubblico, per altri impegni, non c’era nessuno, ma l’associazione ha inviato un comunicato stampa in cui il presidente Roberto Montà ha definito l’iniziativa di Sala “un segnale importante e significativo nel cammino che la politica deve compiere per riconquistare credibilità e fiducia da parte dei cittadini”.
Ma c’è un problema. Firmando quella carta l’ex commissario unico di Expo si è impegnato a rispettare una serie di principi sacrosanti per evitare i conflitti di interesse, contrastare il clientelismo, prevenire il malaffare. E si è impegnato pure a una trasparenza incondizionata. Prendiamo per esempio questa regola di condotta: “L’amministratore deve rispondere in maniera diligente, sincera e completa a qualsiasi ragionevole richiesta di informazioni da parte dei mezzi di comunicazione per quanto riguarda l’esercizio delle sue funzioni, ad esclusione di informazioni riservate, confidenziali o relative alla vita privata”. Un impegno che convive a fatica con le omissioni – per non parlare di bugie – con cui Sala ha spesso risposto alle domande su Expo. Come quando per nascondere la verità sul numero di visitatori ha sostenuto che i tornelli erano andati in tilt per il caldo, scordandosi ahimè che quei tornelli erano tutti all’ombra. Oppure come quando ha sostenuto che il bilancio di Expo non è in rosso o ha dimenticato alcuni degli appalti finiti a Michele De Lucchi, l’architetto della sua villa al mare.
Proviamo con un altro buon proposito appena sottoscritto: “L’amministratore assicura trasparenza totale della sua attività e della sua situazione patrimoniale”. Questa regola la impone anche una legge nazionale, quella del 2013 contro la corruzione. Ma anche qua, quando a mister Expo è toccato di dichiarare la sue proprietà, sul documento ufficiale da lui compilato non c’era traccia della casa in Svizzera, mentre la villa in Liguria è stata ridimensionata a un semplice terreno. “Una dimenticanza”, si è giustificato settimana scorsa Sala. E come se niente fosse qualche giorno dopo s’è presentato alla stampa con la Carta di Avviso Pubblico firmata.
Visto il sospetto che a essere presi per i fondelli, alla fine di tutto, siano sempre i cittadini, ilfattoquotidiano.it ha chiesto a Roberto Montà, che oltre a essere presidente dell’associazione è sindaco Pd di Grugliasco (Torino), perché sia stato consentito a Sala di firmare il documento. “L’associazione non ha l’obiettivo di fornire una certificazione etica preliminare a chi sottoscrive la Carta”, spiega Montà, che però ammette: “Se un candidato dovesse utilizzarla come mero strumento di cosmesi etica, sarà lui stesso a vedere gravemente minata la sua credibilità”. Ecco qui sotto le risposte complete inviate via email.
Presidente, lei ha detto che la sottoscrizione di Sala della Carta di Avviso Pubblico è “un segnale importante e significativo nel cammino che la politica deve compiere per riconquistare credibilità e fiducia da parte dei cittadini”. Il fatto che a un amministratore pubblico che fino a oggi si è dimostrato così poco trasparente venga consentito, nel momento in cui è in campagna elettorale, di firmare una carta in cui si impegna a “trasparenza assoluta”, non rischia di trasmettere ai cittadini quella sensazione di ipocrisia che li allontanerà ancora di più dalla politica?
“L’adesione alla Carta da parte di qualsiasi candidato di qualsiasi schieramento rappresenta sempre e comunque un segnale importante per una politica che voglia riacquistare credibilità. L’impegno di Sala, così come di ogni altro candidato a un incarico pubblico, è quello di aderire alla Carta qualora eletto, auto-vincolandosi a quell’impegno verificabile di trasparenza e responsabilità sancito dalle sue regole di condotta. Proprio le questioni da lei sollevate dimostrano il valore della Carta: se eletto, ma anche durante la sua campagna elettorale, ogni candidato che l’abbia sottoscritta si è auto-vincolato a rispondere a tutte le ragionevoli richieste di chiarimento in merito alla coerenza della propria condotta con gli impegni assunti. In caso venissero riscontrate violazioni – e se dunque la Carta risultasse essere stata strumentalizzata come mero strumento di ‘cosmesi etica’ – ne sarebbe gravemente minata la sua credibilità”.
Perché come associazione non avete condizionato la firma della vostra Carta a un ravvedimento di Sala in fatto di trasparenza?
“L’associazione Avviso Pubblico non può, non deve e non vuole assumere alcuna funzione di ‘certificazione etica’ preliminare di chi sottoscrive la Carta, che viene proposta a tutti candidati e agli amministratori disposti ad adottarla come strumento capace di attivare un circuito virtuoso di responsabilizzazione e di controllo politico diffuso, in cui tutti gli attori politici e sociali debbono giocare la loro parte – inclusi i media. Chiunque può liberamente sottoscriverla, ma così facendo si assume un impegno di responsabilità politica al rispetto delle sue disposizioni sul cui rispetto tutti – i colleghi di partito, le altre forze politiche, i portatori di interessi, i media, i cittadini – sono chiamati a vigilare, ed eventualmente a comminare le sanzioni politiche previste – nel caso dei giornalisti particolarmente efficace è la ‘denuncia pubblica’ – qualora ne riscontrino la violazione”.