Era già risaputo, ma oggi arriva una ulteriore conferma da uno studio longitudinale di 31,925 uomini: la frequenza dell’eiaculazione maschile in età adulta riduce il rischio di cancro alla prostata. La ricerca, pubblicata su una importante rivista scientifica European Urology nello scorso mese di marzo, è stata condotta su un rilevante numero di uomini seguiti per 18 anni, ai quali è stato chiesto di rispondere ad un questionario che andava a verificare l’eventuale correlazione positiva con il rischio di cancro alla prostata dell’indice di massa corporea, dell’attività fisica, del divorzio, della storia delle malattie sessualmente trasmissibili e del consumo di alcool e di calorie totali. La frequenza dell’eiaculazione nella fascia di età tra i 40-49 anni è il dato che maggiormente è stato correlato un minor rischio di incidenza totale di cancro della prostata.
L’eiaculazione maschile che associata all’orgasmo diventa finalizzata non solo al piacere, non solo alla procreazione, ma anche ad un importante dato di salute generale, sottolinea sempre di più il valore del benessere sessuale come elemento di benessere più generale. In un periodo in cui il numero dei matrimoni bianchi è sempre più in aumento anche in coppie stabili, e in cui il desiderio maschile emerge sempre più frequentemente nelle richieste cliniche, non necessariamente associato a crisi di coppia, la domanda da porsi è se dovremo metterci nella condizione di prescrivere l’eiaculazione agli uomini adulti come “medicina”, ovviamente una provocazione che però dovrebbe farci sempre più riflettere sui cambiamenti sociali e culturali a cui stiamo assistendo riguardo i comportamenti sessuali e il senso della sessualità.