di Claudia De Martino *
I Panama Papers hanno raggiunto e scosso anche la Palestina, con la rivelazione che tra i “nomi eccellenti” vi sarebbe anche Tareq Abbas, il figlio del Presidente palestinese Abu Mazen, originariamente eletto per 5 anni ma ormai in carica a vita.
Tareq Abbas avrebbe depositato presso lo studio panamense 1 milione di dollari ricavati dalla sua partecipazione all’Apic (Arab-Palestinian Investment Company), una società di investimenti semipubblica, poiché partecipata dall’Autorità Nazionale Palestinese. L’Apic è un vero colosso dell’economia dei Territori, in quanto raggruppa investimenti in quasi tutti i settori chiave: dai trasporti alle telecomunicazioni (in particolare, Sky-Palestina), fino all’industria alimentare, le attrezzature mediche e, ancora, catene commerciali. Il “caso Abbas” non figura assolutamente tra le cifre più considerevoli, né le personalità più politicamente esposte tra quelle denunciate dai “Panama papers”, ma sicuramente si tratta di una notizia che va ad incidere negativamente sull’immagine già logora dell’anziano Presidente palestinese. Nello specifico, gli Abbas si rivelano essere sempre più una vera e propria dinastia al potere, in modo analogo ai Mubarak, agli Assad, ai Saleh, ai sovrani del Marocco, e tante altre che hanno controllato in modo autoritario e familistico i travagliati Paesi di Maghreb e Medio Oriente.
Tuttavia, una differenza sostanziale intercorre tra la Palestina e gli altri Paesi arabi: il fatto che quest’ultima non abbia vissuto la sua “Primavera araba” e che rivelazioni come queste vengano quasi affossate e dimenticate da una popolazione ormai disillusa e sfiancata da un’inutile ennesima ondata di violenza spontanea contro l’occupazione.
Lo scandalo dei Panama Papers è, dunque, la punta di un iceberg costituito dall’endemiche pratiche di corruzione, immobilità politica e clientelismo che contraddistinguono l’operato di un’Autorità Palestinese in cui pochi Palestinesi, compresi i sostenitori di Fatah, ormai si riconoscono. A rivelarlo è un sondaggio del marzo 2016 condotto da Awrad (Arab World for Research and Development (Awrad), secondo cui su 1.200 giovani palestinesi tra i 18 e i 25 anni, il 73% si ritiene convinto di un “futuro nero”, mentre il 67% dichiara che la “Palestina abbia imboccato la strada sbagliata” ed un 57% sostiene di volersi tenere lontano dalle elezioni, disilluso e disgustato dalla politica ufficiale. Un dato che non sorprende se si considera che all’ultima tornata elettorale -quella per le municipali del 2013- circa la metà dei Palestinesi in età di voto siano rimasti lontani dalle urne o per protestare contro l’abortito piano di riconciliazione nazionale o ancora perché disillusi tout court sull’impatto delle elezioni palestinesi in presenza del mantenimento dell’occupazione.
La dinastia Abbas e la AP continuano a mantenere una stretta sul potere senza il minimo rispetto delle regole e delle istituzioni democratiche, e nemmeno delle fazioni rivali: non è un caso che una delle poche voci che si sono levate nei confronti del crescente autoritarismo della AP e della sua strenua volontà di collaborare con Israele a tutti i costi, indipendentemente dalle posizioni decise all’interno dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), sia stata quella del rivale Fronte popolare di liberazione della Palestina (Fplp), al quale in ritorsione la Ap ha subito gelato i fondi. Così come non è un caso che la AP utilizzi sempre più violenza nei confronti dei giornalisti palestinesi indipendenti, desiderosi di monitorare le periodiche manifestazioni contro il Muro ad al-Bire’h e dintorni. Infine, gli Abbas avrebbero eretto una barriera intorno ad Hamas delegittimandone completamente la leadership -bollata come “violenta” ed “islamista” e macchiatasi della colpa di aver appoggiato l’“asse sciita” (Assad-Iran) nella guerra civile siriana-, nonché cautamente isolato tutti gli oppositori di rilievo all’interno del loro stesso partito (Fatah), emarginando l’ancora popolare Marwan Barghouti -detenuto in un carcere israeliano di massima sicurezza-, e condannando per corruzione altri potenziali candidati alle presidenziali, come Mahmoud Dahlan, uomo forte di Fatah a Gaza, e Mohammed Rachid, ex braccio destro di Arafat ed ex-Ceo dell’Apic, condannato per appropriazione indebita di fondi pubblici nel giugno del 2012.
In conclusione, la fuga di notizie su Tareq Abbas contenuta nei Panama papers può essere solo l’ultimo dei problemi di un sistema politico palestinese alla deriva. Tuttavia, la frustrazione e il nichilismo dei giovani palestinesi rivela il profondo scollamento tra leadership e società in Palestina: uno scontento che non è riuscito nemmeno a convogliarsi in grandi manifestazioni di dissenso pubblico, ma solo in un insensato desiderio senza futuro di distruggere tutto, distruggendo sé stessi.
* Ricercatrice
Centro studi Unimed
Unione delle Università del Mediterraneo
Mondo - 15 Aprile 2016
Panama papers, il figlio di Abu Mazen tra i nomi e la dinastia palestinese alla deriva
di Claudia De Martino *
I Panama Papers hanno raggiunto e scosso anche la Palestina, con la rivelazione che tra i “nomi eccellenti” vi sarebbe anche Tareq Abbas, il figlio del Presidente palestinese Abu Mazen, originariamente eletto per 5 anni ma ormai in carica a vita.
Tareq Abbas avrebbe depositato presso lo studio panamense 1 milione di dollari ricavati dalla sua partecipazione all’Apic (Arab-Palestinian Investment Company), una società di investimenti semipubblica, poiché partecipata dall’Autorità Nazionale Palestinese. L’Apic è un vero colosso dell’economia dei Territori, in quanto raggruppa investimenti in quasi tutti i settori chiave: dai trasporti alle telecomunicazioni (in particolare, Sky-Palestina), fino all’industria alimentare, le attrezzature mediche e, ancora, catene commerciali. Il “caso Abbas” non figura assolutamente tra le cifre più considerevoli, né le personalità più politicamente esposte tra quelle denunciate dai “Panama papers”, ma sicuramente si tratta di una notizia che va ad incidere negativamente sull’immagine già logora dell’anziano Presidente palestinese. Nello specifico, gli Abbas si rivelano essere sempre più una vera e propria dinastia al potere, in modo analogo ai Mubarak, agli Assad, ai Saleh, ai sovrani del Marocco, e tante altre che hanno controllato in modo autoritario e familistico i travagliati Paesi di Maghreb e Medio Oriente.
Tuttavia, una differenza sostanziale intercorre tra la Palestina e gli altri Paesi arabi: il fatto che quest’ultima non abbia vissuto la sua “Primavera araba” e che rivelazioni come queste vengano quasi affossate e dimenticate da una popolazione ormai disillusa e sfiancata da un’inutile ennesima ondata di violenza spontanea contro l’occupazione.
Lo scandalo dei Panama Papers è, dunque, la punta di un iceberg costituito dall’endemiche pratiche di corruzione, immobilità politica e clientelismo che contraddistinguono l’operato di un’Autorità Palestinese in cui pochi Palestinesi, compresi i sostenitori di Fatah, ormai si riconoscono. A rivelarlo è un sondaggio del marzo 2016 condotto da Awrad (Arab World for Research and Development (Awrad), secondo cui su 1.200 giovani palestinesi tra i 18 e i 25 anni, il 73% si ritiene convinto di un “futuro nero”, mentre il 67% dichiara che la “Palestina abbia imboccato la strada sbagliata” ed un 57% sostiene di volersi tenere lontano dalle elezioni, disilluso e disgustato dalla politica ufficiale. Un dato che non sorprende se si considera che all’ultima tornata elettorale -quella per le municipali del 2013- circa la metà dei Palestinesi in età di voto siano rimasti lontani dalle urne o per protestare contro l’abortito piano di riconciliazione nazionale o ancora perché disillusi tout court sull’impatto delle elezioni palestinesi in presenza del mantenimento dell’occupazione.
La dinastia Abbas e la AP continuano a mantenere una stretta sul potere senza il minimo rispetto delle regole e delle istituzioni democratiche, e nemmeno delle fazioni rivali: non è un caso che una delle poche voci che si sono levate nei confronti del crescente autoritarismo della AP e della sua strenua volontà di collaborare con Israele a tutti i costi, indipendentemente dalle posizioni decise all’interno dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), sia stata quella del rivale Fronte popolare di liberazione della Palestina (Fplp), al quale in ritorsione la Ap ha subito gelato i fondi. Così come non è un caso che la AP utilizzi sempre più violenza nei confronti dei giornalisti palestinesi indipendenti, desiderosi di monitorare le periodiche manifestazioni contro il Muro ad al-Bire’h e dintorni. Infine, gli Abbas avrebbero eretto una barriera intorno ad Hamas delegittimandone completamente la leadership -bollata come “violenta” ed “islamista” e macchiatasi della colpa di aver appoggiato l’“asse sciita” (Assad-Iran) nella guerra civile siriana-, nonché cautamente isolato tutti gli oppositori di rilievo all’interno del loro stesso partito (Fatah), emarginando l’ancora popolare Marwan Barghouti -detenuto in un carcere israeliano di massima sicurezza-, e condannando per corruzione altri potenziali candidati alle presidenziali, come Mahmoud Dahlan, uomo forte di Fatah a Gaza, e Mohammed Rachid, ex braccio destro di Arafat ed ex-Ceo dell’Apic, condannato per appropriazione indebita di fondi pubblici nel giugno del 2012.
In conclusione, la fuga di notizie su Tareq Abbas contenuta nei Panama papers può essere solo l’ultimo dei problemi di un sistema politico palestinese alla deriva. Tuttavia, la frustrazione e il nichilismo dei giovani palestinesi rivela il profondo scollamento tra leadership e società in Palestina: uno scontento che non è riuscito nemmeno a convogliarsi in grandi manifestazioni di dissenso pubblico, ma solo in un insensato desiderio senza futuro di distruggere tutto, distruggendo sé stessi.
* Ricercatrice
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.