Si riaccende lo scontro sul tema che da mesi e mesi divide la maggioranza. Il presidente del Senato invoca un'accelerazione per evitare "l'impunità", il deputato-avvocato berlusconiano ribatte: "No a lezioni da pm". Intanto piovono smentite su un possibile accordo Pd-Ncd
Prescrizione: basta nominarla e lo scontro politico di infiamma. Bersaglio, questa volta, il presidente del Senato Piero Grasso, colpevole di aver affermato: “Prima si affrontano questi temi (includendo le intercettazioni, ndr) meglio è, perché, soprattutto la prescrizione, abbiamo visto che spesso diventa un modo per raggiungere l’impunità. E questo non può avvenire in un Paese civile”. Al che è partito l’attacco di Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia: “Siamo stanchi di prendere lezioni da pubblici ministeri che si travestono da guru della politica”. Il parlamentare-avvocato già difensore di Silvio Berlusconi accusa Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, di “istigazione all’incostituzionalità”, di “conflitto d’intereressi” e punta sull’argomento principe di chi si oppone – soprattutto dalle parti del centrodestra – alla tagliola della ex Cirielli che manda al macero centomila procedimenti l’anno: “I processi penali devono avere una durata ragionevole”.
Il presidente del Senato non ha lasciato cadere la cosa e ha replicato: “Rivendico il diritto di poter esprimere una mia opinione e di chiedere al Parlamento provvedimenti che facciano sì che la giustizia faccia interamente il suo corso e i processi si concludano sempre con una sentenza, che sia di assoluzione o condanna”. Se si vogliono abbreviare i processi, argomenta il presidente del Senato, i metodi ci sono. “Ma la prescrizione, soprattutto una volta che i processi sono iniziati, è una non soluzione che lascia senza verità sia le vittime che gli accusati“.
Il dibattito sulla riforma della prescrizione si trascina da mesi e mesi senza che in maggioranza si riesca a trovare un accordo efficace tra Pd e Ncd, cosa di cui si è lamentato di recente il ministro della giustizia Orlando. Oggi si è riacceso per un restroscena di Repubblica in cui si diceva che la “quadra” era stata trovata: il Pd avrebbe sacrificato il ddl di Donatella Ferranti – già approvato alla Camera – che allunga i tempi di prescrizione per la sola corruzione; in cambio gli alfaniani avrebbero accettato la proposta governativa sulla riforma generale con una piccola (ma non innocua) alchimia sui tempi: la corsa verso l’estinzione del reato si interromperebbe per un anno dopo una condanna di primo grado e per due dopo una condanna in appello. Nella versione governativa le cifre sono invertite: due anni dopo il primo grado, un anno dopo l’appello. Che cosa cambierebbe in sostanza? Dato che la Cassazione è rapida nell’affrontare i casi a rischio prescrizione mentre le corti d’appello sono solitamente ingolfate, l’inversione dei tempi potrebbe portare alla morte di qualche processo in più.
In giornata, comunque, sono piovute smentite. “Non mi risulta che ci sia alcun accordo di maggioranza in tal senso”, afferma il ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa (Ap-Ncd), che fino a poco tempo fa ha seguito la partita come viceministro della Giustizia. Il reponsabile giustizia del Pd, David Ermini, concorda: “Noi sulla prescrizione non molliamo. Non c’è nessun nuovo accordo per superare gli effetti della legge ex Cirielli e riformare la prescrizione. Tanto meno un ‘accordicchio’ o ‘doppie carte'”. E la Ferranti, intestataria del sacrificando ddl sui tempi di estinzione del reato di corruzione, chiarisce che “eccessivi passi indietro rispetto a quello che è già stato fatto non sarebbero ragionevoli”. Accordo o non accordo, resta il fatto che la riforma di cui si discute al momento dà luogo a un sistema farraginoso che non ha uguali negli altri Paesi europei e non solo, come mostra un report del 2014 a cura dell’ufficio studi della Camera.
Lo stato dell’arte, intanto è questo. Nei primi giorni della settimana prossima si chiuderà in commissione Giustizia al Senato la discussione generale sul ddl sul processo penale e sarà adottato un testo base. L’ipotesi, avanzata dal relatore Pd Felice Casson, è far rientrare nel testo anche la riforma della prescrizione, stralciata nei mesi scorsi. Sempre che la “dialettica” interna alla maggiornaza non rimandi la soluzione, per l’ennesima volta, a data da destinarsi.